Il candidato fuori posto – Leónidas Lamborghini
Brossura
16×23,5 cm
pag. 160
ISBN: 9788831225571
cura di Lorenzo Mari
traduzione di Lorenzo Mari
progetto grafico di Susanna Doccioli
ARGOLIBRI | Collana Talee | N.13 diretta da A.Franzoni e F.Orecchini
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Descrizione
Argolibri, dopo la pubblicazione di Trilce di C. Vallejo e Voci di A. Porchia, con Il candidato fuori posto di Leónidas Lamborghini prosegue la sua opera di scavo nella grande poesia latinoamericana, ancora poco o per nulla conosciuta in Italia.
Il candidato fuori posto è la prima opera di Leónidas Lamborghini a essere tradotta in italiano e, sicuramente, uno dei suoi libri di poesia più importanti. Pubblicato per la prima volta nel 1971, viene ora tradotto nell’edizione del 2008 di Paraiso ediciones, con una sezione finale (Diez escenas del paciente) che chiama in causa la figura del fratello Osvaldo, approfondendo il rapporto di vicinanza e al tempo stesso dissidio tra i due autori, a conclusione di un poema narrativo che traduce crisi economica e tensioni politiche repressive o già golpiste in una forma per l’epoca e ancora oggi innovativa. I suoi temi privilegiati, ben presenti nell’opera presentata, sono i rapporti tra Storia e forme poetiche e la tensione tra arte e politica, che lo portano verso una decostruzione del linguaggio borghese, in favore di uno sperimentalismo linguistico mai fine a sé stesso.
[…]Una “testa di giullare” si definisce l’io poetante de il candidato fuori posto/sabotatore pentito, già di per sé un io poroso, fluido, collettivo, un io-Noi. Una “testa di giullare” si aggira per le lande metropolitane delle Americhe già semiglobalizzate nei primi Anni Settanta. È una creatura poetante che ha vissuto alla macchia per lungo tempo, un mostro le cui fattezze cominciano solo adesso, nella nostra provincia linguistica dell’impero occidentale, a poter essere guardate senza provare quel senso di disgusto che l’estraneità ignorante addebita. Teste di giullare, finalmente lette, tradotte, storicizzate. Sta cominciando a diventare possibile accoglierli nella nostra lingua perché quei mostri adesso sono diventati attuali, ci parlano del nostro oggi, della realtà in cui siamo immersi da decenni, ma ora con evidenza estrema, la distruzione della cultura capitalista occidentale, questo zombie cannibale che divora tutto il globo aereoterracqueo pur di non morire, anche se è già morto: «un cadavere che non muore», scriveva nel 1971 Leonidas Lamborghini: «Che marcisca/che si secchi/il cadavere/ che non muore// ma non muore il cadavere/ che non muore/ e distruggiamo/ e balliamo».
dalla postfazione di Rosaria Lo Russo
Leònidas Lamborghini (Buenos Aires 1927-2009), poeta, scrittore e saggista argentino, di appartenenza peronista, è considerato uno dei massimi autori argentini del secondo Novecento. Fratello maggiore dello scrittore Osvaldo Lamborghini (1940-1985), appartiene a un gruppo di autori argentini che Héctor Libertella e Luis Gusmán hanno descritto come “letteratura ammutinata” e che può annoverare tra i propri esponenti lo stesso Libertella, Ricardo Piglia e Alberto Laiseca.
Con la dittatura, sin dal 1955, inizia un lungo periodo di proscrizione e martirio per Lamborghini, che lo porterà, dal ‘77 al ‘90, a vivere un lungo esilio in Messico.
Insignito nel 1991 del Premio Leopoldo Marechal e nel 1992 del Premio Boris Vian, ha pubblicato molti libri di poesia e narrativa, tra cui ricordiamo: El solicitante descolocado (1971), Verme y 11 reescrituras de Discépolo (1988), Odiseo confinado (1992) e Carroña última forma (2001). Muore a Buenos Aires il 13 novembre 2009.
*
[…]libero dalla complicità
con “il poetico”
si affacci
la tua dura esplosione
di parole
picchiando
spezzi il mito
del fatto che sei nato più che altro
per esprimere “il bello”
per dirlo innanzitutto
“in modo bello”
[…]
Colpisci
Colpisci
nella piaga
libero dalla “bellezza”
libero dal “poetico”
e colpisci
ha gridato affacciandosi dietro a
sulla.
E che la parola sia
il tuo gesto.
[…]
Che il tuo verso
dia la vita
prima che il suo commento.
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