La nott’e’l giorno. L’opera poetica – Patrizia Vicinelli

16.00

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Brossura

16×23,5 cm

pag. 256

ISBN: 9788831225526

cura di Roberta Bisogno, Fabio Orecchini

progetto grafico di Susanna Doccioli

ARGOLIBRI | Collana Talee | N.11 diretta da A.Franzoni e F.Orecchini

Dal 23 febbraio 2024 in libreria. 

Tutte le copie di questo libro verranno spedite con posta rapida e tracciata.



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Descrizione

La nott’e’l giorno di Patrizia Vicinelli è il nuovo libro della collana Talee. In regalo un segnalibro celebrativo ai primi 50 preordini

 

Patti Smith italiana; performer di razza.
Niva Lorenzini

Icona corporale; kamikaze dell’esperienza.
Andrea Cortellessa

Una vita da poeta maledetto dell’800.
Nanni Balestrini

 

A oltre trent’anni dalla morte della poeta, artista, performer e attrice bolognese Patrizia Vicinelli (1943-1991), la casa editrice Argolibri ne ripubblica le opere edite, tra cui autentici capolavori della sperimentazione poetica come à, a. A, e Non sempre ricordano; nel volume compaiono inoltre il romanzo flusso Messmer, l’opera teatrale Cenerentola, riscrittura femminista della celebre fiaba, composta con le compagne di detenzione nel carcere di Rebibbia, il poema ultimo I fondamenti dell’essere, e, pubblicate per la prima volta, le riproduzioni fotografiche a colori, recentemente ritrovate, di Apotheosys of Schizoid Woman, libro oggetto realizzato a mano dall’autrice durante la sua fuga in Marocco, andato perduto. Ancora oggi Patrizia Vicinelli resta una delle figure più coinvolgenti e incandescenti della poesia italiana del secondo Novecento, sebbene la sua poesia risulti pressoché introvabile. Fin dal suo esordio poetico, poesia e vita si muovono intorno alla sperimentazione e all’underground, alla conquista di un linguaggio autonomo, di una poesia restituita al corpo e alla voce, in controtendenza con la tradizione letteraria e lirica. Visione onirica e arti visive, cinema sperimentale e performance, collage e ready made, dazebao e slogan di protesta, suono e fisicità della parola, convergono in uno stile unico e inconfondibile, di difficilissima collocazione nel panorama letterario italiano. 

Probabilmente è anche per questo che nel tempo la sua poesia ha finito per essere pregiudicata con la sua vita, certamente travagliata, ma soprattutto riconducibile ad alcune parole chiavi degli anni 70-80: esperienza, rivoluzione, droghe, rifiuto, fuga, libertà come liberazione, in una dolorosa consapevolezza di aver perso una «grande giusta battaglia di generazione».

Eppure, ancora oggi grande è l’attenzione sull’opera dell’autrice, testimoniata, ad esempio, dalla prima mostra istituzionale dedicata alla sua opera tenutasi lo scorso anno al Museo Macro di Roma intitolata, non a caso, Chi ha paura di Patrizia Vicinelli?, da nuove traduzioni, pubblicazione di dischi con incisioni originali, rassegne di poesia orale e performativa a lei dedicate.

 

 

 


Chi ha notizie di Patrizia Vicinelli?

 

 

Patrizia Vicinelli nacque il 23 agosto 1943 a Bologna. Poeta e performer, artista visiva e attrice, ha attraversato il trentennio che va dagli anni ‘60 agli anni ‘80 da autentica icona corporale di rivolta e libertà.

Pubblicò il suo primo testo, E capita, nel 1962, nella rivista Bab Ilu di Adriano Spatola, situandosi subito nel campo delle neoavanguardie e della «poesia totale». Seguirono due testi su Ex, rivista di Emilio Villa e Mario Diacono, nel 1963 e uno in Malebolge. Si occupò di teatro sperimentale con Luigi Gozzi e Aldo Braibanti.

Trasferitasi a Roma, tra il 1963 e il 1965 conobbe artisti e autori di teatro, cinema e musica sperimentale, dando il via alla grande stagione del cinema underground italiano, collaborando dapprima con Alberto Grifi (In viaggio con Patrizia e Trasfert per kamera verso Virulentia), ed in seguito, negli anni successivi, con Gianni Castagnoli (La nott’e’l giorno) e Mario Gianni. 

Aderì, giovanissima, al Gruppo ‘63, e celebre resta la sua lettura performativa al convegno di La Spezia nel 1966, che richiamò l’attenzione dei presenti, tra cui Cathy Berberian e l’editore Lerici, che ben presto le pubbilicò un disco con la registrazione delle letture su Marcatrè e il libro à,a.A; il volume, presentato presso la libreria Feltrinelli di Roma da Alfredo Giuliani, Giorgio Manganelli e Renato Pedio, si presenta come opera duplice di poesia grafica e sonora, à,a.A, sembra, sin dal titolo, radicalizzare le poetiche avanguardistiche per tendere a un azzeramento della lingua. Così, le prime pagine rappresentano dei calligrammi astratti e asemantici, in cui numeri e lettere fluttuano liberamente sullo spazio della pagina. In seguito alla dissoluzione del Gruppo 63, avvenuta nel 1968, intraprese una ricerca più personale e isolata, rifiutando  qualsiasi compromesso, biografico e artistico, collocandosi volutamente in una posizione marginale. La svolta avvenne, però, nel 1969 quando, fuggendo un accanimento poliziesco e giudiziario nei suoi confronti, si esiliò in Marocco, dando avvio a un secondo periodo nella propria opera, prediligendo collage, disegno e ready-made (Apotheosys of schizoid woman risale a quel periodo). Fatto ritorno in Italia, Vicinelli fu arrestata una prima volta nel 1976, poi nel 1977, e fu imprigionata nel carcere di Rebibbia, a Roma, fino al 1978, probabilmente per possesso di droga e fuga. Durante la prigionia, scrisse e mise in scena un’opera teatrale con le detenute, Cenerentola, riscrittura femminista della fiaba, che ricevette l’attenzione di numerosi quotidiani. Lo sforzo di oggettivare e di condividere la propria esperienza segnò per Vicinelli un terzo periodo, in cui tornò a modalità più tradizionali di scrittura. Dopo varie stesure, pubblicò presso Aelia Lelia il volume Non sempre ricordano (Reggio Emilia 1985), traendone, un anno dopo, una videoperformance con la regia di Gianni Castagnoli. Considerato il suo capolavoro, questo poemetto si ispira a un dazebao (cartelloni incollati sui muri durante la rivoluzione maoista): il testo comprende stilemi tipici della retorica contestataria degli anni Settanta, urli e slogan, inframmezzati a momenti onirici o contemplativi. Nel contempo Vicinelli moltiplicò gli stili e gli approcci creativi (narrativa, saggistica, performances). Nel campo della poesia sonora, diede un contributo alla raccolta Baobab II (1981) e presentò lo spettacolo Majakovskij il tredicesimo apostolo (1989)Nel 1983, apparve come attrice nel film Amore tossico di Claudio Caligari. Tra il 1980 e il 1988, lavorò alla stesura di un romanzo incompiuto, Messmer. A partire dal 1986, pubblicò alcuni articoli di politica internazionale, per esempio sul Cile di Augusto Pinochet o sull’apartheid e scrisse saggi su scrittori italiani contemporanei come Pier Paolo Pasolini o Stefano Benni. 

Suoi testi apparvero in varie riviste (ZibaldoneAlfabetoMalebolge) e furono inclusi in alcune antologie poetiche come Poesia degli anni Settanta (Milano 1979), Poésie internationale (Luxembourg 1987), Poesia italiana della contraddizione (a cura di F. Cavallo – M. Lunetta, Roma 1989, pp. 252-255). Infine, tra il 1985 e il 1987, compose la sua ultima opera poetica, intitolata I fondamenti dell’essere.

Altre prose saggistiche, pubblicate postume, permettono di sintetizzare la sua posizione ideologica: una dolorosa consapevolezza di aver perso una «grande giusta battaglia di generazione».

Morì a Bologna, il 9 gennaio 1991, per le conseguenze dell’AIDS.

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