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Le anatre di ghiaccio – Mariano Bàino

13.00

Brossura

14 × 21 cm

pag. 240

ISBN: 9788831225618

cura di Massimiliano Manganelli

progetto grafico di Susanna Doccioli

ARGOLIBRI | Collana Talee | N.14 diretta da A.Franzoni e F.Orecchini

Dal 28 febbraio 2025 in libreria. 

Tutte le copie di questo libro verranno spedite con posta rapida e tracciata.

In preordine fino al 18 febbraio



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Descrizione

 «“Il genere umano / non può sopportare troppa realtà” (T.S Eliot) è stato detto. Si ha l’impressione che anche la realtà non possa sopportare troppo genere umano.».

 

Stati Uniti 1935: una pioggia di anatre di ghiaccio si abbatte sulla città di Worcester: uno sguardo aereo sul mondo, in volo, che in pochi istanti si cristallizza, precipita, come un origami di ghiaccio, comico, nel suo delicato non-sense, nei frantumi a venire. Haiku, ma grotteschi. Lo stesso sguardo si cristallizza in parola, in Bàino, con giocosità, arguzia, e tragica leggerezza. Uno “zibaldino”, un prolungato commento al mondo, in cui si alternano microracconti, aforismi, rêveries, citazioni, calembour, versi e asterischi saggistici.

Con lampi degni del miglior Flaiano («È un uomo tutto d’un prezzo»), e slittamenti semantici di assoluta genialità, l’autore osserva, e miniaturizza, il mondo della politica, dell’informazione, della letteratura, provocando dei piccoli shock nella percezione che abbiamo, proprio di quel mondo, attraverso il linguaggio.

 


 

Mariano Bàino (Napoli, 1953) è stato tra i fondatori della rivista “Baldus” e del Gruppo 93. Tra i suoi libri di poesia ricordiamo Fax gialloPinocchio (moviole) (Premio Feronia); tra le opere di narrativa L’uomo avanzato  e i recentissimi Il cielo per Roma (Exorma, 2021) e Di bistorte lune (Galaad, 2023)

 


 

La storia di Vanja Mishukov, il bimbo-cane che a Mosca, gettato in un bidone delle immondizie quando aveva tre anni, è vissuto per almeno due anni come un cane, membro di un branco di randagi che gli ha insegnato ad abbaiare, a mordere, a cercare tra i rifiuti. Poi la polizia lo ha strappato al branco – non senza difficoltà, pare – e Vanja è stato iscritto in una scuola. Perché questa storia mi ha colpito? Non lo so. Forse ho pensato alla madre che lo ha allattato, e che se l’è visto portare via. (Parlo della cagna, naturalmente). Penso alla rabbia del branco. Penso a Vanja, alla sua nuova vita tra gli uomini. Penso al terranova di Byron, al bracco di Mann.

L’estasi amministrativa (Dostoevskij)

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