Rovi — Davide Nota
brossura, copertina specchio iridescente
pag. 160 –125 mm x 195 mm
Codice isbn: 9788831225281
Progetto grafico di Francesca Torelli
Visual di Matteo Gennaro
ARGOLIBRI | Collana Fari | N.5 diretta da V. Cuccaroni
In preorder fino al 23 gennaio
dal 3 febbraio in libreria
Descrizione
Rovi di Davide Nota
Argolibri presenta Rovi, tutte le poesie di Davide Nota, cantore dei confini della nuova civiltà globale, dove la città lascia il posto alla selva e tra i rovi si nasconde “il fiore smarrito della rivolta”.
Davide Nota ha traghettato nel Duemila la tradizione della poesia sperimentale, rinnovandola. Da Pasolini e Roversi e dallʼesperienza di «Officina», sul finire del Novecento quella linea ha trovato il suo più illustre interprete in Gianni D’Elia, poeta fondamentale per la formazione di Nota. Ma rifiutando gli stilemi più canonici della tradizione poetica civile, spesso appesantiti da una seriosa rettorica, la poesia di Nota restituisce un groviglio espressionistico proveniente da un sostrato visionario originario, brulicante, arrivando a spaccare la superficie piana del discorso e provocando sulla pagina – e ancor più nella mente del lettore – un paesaggio verbale e iconico liminale, tra la civiltà e la selva.
I rovi, poesie già edite in precedenti raccolte e riviste per questa edizione integrale, appartengono a una stagione che va dal 2002 al 2013, vissuta da Nota nel ruolo non solo di poeta ma di intellettuale militante, fondatore della rivista di poesia e realtà «La Gru» e del collettivo “Calpestare l’oblio”, protagonista tra il 2008 e il 2011 di un vasto dibattito rimbalzato su tutti i media nazionali e in Francia. Divenuto editore, con le edizioni Sigismundus, e opinionista, a «LʼUnità» e all’«Huffington Post», Nota si è infine ritirato improvvisamente dalla scena, tra antiquitates editoriali e nuove sperimentazioni estetiche, documentate nell’appendice, inedita, al volume.
Vagabondando tra le macerie del movimento dei movimenti, di fronte al trionfo del capitalismo delle piattaforme, Nota nei suoi ultimi versi ha annunciato l’approdo al selvaggio, ai rovi e al tarassaco, come orizzonte della ribellione, proseguendo poi nella video-arte e nel teatro multimediale la sua ricerca verso la poesia totale.
Muti fratelli immersi nella storia
le cui radici emergono in maniglie
interrate, che conducono al fiume…
Popolo di Seattle, Porto Alegre, Genova,
Firenze social forum in cui gridava
“One solution, revolution” una lava
di vite nuove tornate a un altrove
dal tedio del presente, dalle alcove
domestiche in cui occulta la visione
del Non potere egemone e padrone
il fiore smarrito della rivolta.
Passato rinato nel presente assente
come un moto sottocutaneo emergente
per essere di nuovo schiacciato!
Davide Nota è nato nel 1981 in provincia di Milano ma risiede da sempre nelle Marche. È cresciuto ad Ascoli Piceno, ha studiato a Perugia e ha vissuto a Roma per alcuni anni. Ha pubblicato i capitoli di poesia Battesimo (2005), Il non potere (2007), La rimozione (2011) e lʼebook I rovi (2016) qui raccolti in una versione inedita e definitiva. Nel 2016 per Oédipus ha pubblicato una raccolta di racconti dal titolo Gli orfani e nel 2019 per Luca Sossella Editore il romanzo Lilith. Un mosaico. Ha svolto alcuni esperimenti di video-arte installativa con il duo Ermes Daliv e di teatro multimediale con il Collettivo ØNAR.
Rassegna Stampa
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- Oltre la poesia. E tra i “Rovi” spunta la rivolta contro l’affermarsi di un fascismo universale, Furio Colombo sul Fatto Quotidiano.1
- La poesia è una strappo, Marco Filoni su Il venerdì di Repubblica, 25 febbraio 2022.2
- Rovi di Davide Nota su TgR Marche, intervista di Alessandro Trevisani.3
Oltre la poesia. E tra i “Rovi” spunta la rivolta contro l’affermarsi di un fascismo universale, Furio Colombo sul Fatto Quotidiano
1 Chi, leggendolo, sa che Davide Nota, giovane scrittore e poeta della Costa adriatica è stato a lungo vicino di luogo e di scrittura di un poeta (e, fatalmente, un maestro) come Gianni D’Elia, ha un punto di orientamento molto importante su questo autore. La Costa adriatica ha segnato molta poesia e letteratura italiana con un doppio registro di tenerezza e inesorabile asprezza, di decisione sospesa e scelta perentoria, dolcezza e amarezza che si accostano, si susseguono, si alternano come movimenti musicali legati e incompatibili. Oggi Davide Nota, dopo qualche romanzo e molta poesia, pubblica un testo, Rovi, che sposta in avanti lo spazio del suo coraggio di esplorazione solitaria. Tiene nello stesso conto lo sguardo dell’uno e dell’altro. Procede cauto e doloroso, e a volte con una spietata durezza.
Avete, lettori, una enorme libertà in questo libro. Se volete potete farlo cominciare con “adolescenza”: “Le gelide mattine sulle panchine gelide a scartare maritozzi aspettando mezzogiorno dentro il piumino nero, sotto il cielo sterrato, incomprensibile avervi creduto, mattine”; e potete concluderlo con questi versi: “Così il mercato dell’impero nero, tra i profughi, i suicidi e gli ammazzati, battezza con il sangue dei soldati l’avvento del fascismo universale”. Fra questi due spezzoni di versi troverete la storia grande e profonda di uno sguardo che cerca dimensioni, non due, non quattro, ma un bellissimo e misterioso poliedro che misteriosamente continua a mutare e a cambiare, anche quando questo dovrebbe essere un lavoro finito che contiene una poesia con versi belli e parole indimenticabili. Rovi, il titolo, racconta la rudezza tagliente delle sue righe, dei suoi versi. Ma poi il taglio entra dentro uno spazio gremito di esseri umani, tremendi e amorevoli, odiosi e da proteggere, se non altro con l’attenzione mite di un verso, di una parola.
Ci sono anch’io, in questo libro di poesia. Sono nell’ultima parte di un grande inventario di ciò che Davide Nota vede mentre esplora: “Sono appena rientrato da un pranzo con F. C.- un lunch, come lo chiama all’americana”. E infatti in borsa avevo Kerouac e Tony Harrison. “La mia intenzione è quella, dico, di cambiare referente, per rivolgermi a un prossimo come potrei essere io ai tempi del liceo”. “Il difetto, mi risponde, è forse in questo stile colmo di riferimenti intertestuali e colti”. Per fortuna il poeta non ci crede e continua la sua strada. La parte che segue è ancora più popolata di esseri umani disperati e felici che uccidono e credono. Credono tutti nello stesso Dio.
La poesia è uno strappo
Marco Filoni su Il venerdì di Repubblica, 25 febbraio 2022
2 Strappi, squarci forse. Che s’illuminano, o meglio specchiano ciò che noi siamo, le parole che ci dicono. Questa è la copertina, bellissima, di Rovi di Davide Nota (in libreria per l’editore Argolibri). La si deve all’artista Matteo Gennaro, e raffigura il quartiere San Lorenzo di Roma a cui è dedicato il ciclo poetico Viola, contenuto fra queste pagine. Composte di poesie mai assolutorie ma sempre colme di pietà, capaci di accompagnare il lettore fra un salmodiare lento che parla di origine, di soglia, di paesaggi da attraversare. E così come i rovi graffiano e scalfiscono e strappano queste poesie si fanno fendenti. Ma senza timore di lasciar lembi di sé bisogna attraversare queste parole. Perché, cantava Syd Barrett, la ragione è scritta sui rovi.
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