Prose brevi di June Scialpi ⥀ Passaggi

Passaggi, la rubrica dedicata alla prosa breve, ospita oggi alcuni testi di June Scialpi. L’editoriale della rubrica può essere letto qui

Illustrazione di Iaia, Don’t leave me monster, 2023.

 


1

La perla è effettivamente la risultante di un salvataggio. Affinché un corpo estraneo non la danneggi, l’ostrica lo costringe in sé, annegandolo in strati di nacre pietrificandolo negli anni. La gente crede che ciò avvenga ai granelli di sabbia, ma non è vero: più spesso si tratta di comuni parassiti.

 

Eugenio

Eugenio la maledizione della casa, lo spettro appresso a noi, separazione tra dentro e il mondo fuori. Non cattivo, invadente, scontava la pena di aver ingaggiato una dipendenza pressoché incurabile. La donna non lo amava e se mai lo avesse amato sarebbe stato un intermezzo di realizzazione. Eugenio le giornate sul divano, immobile, fissando la tv senza guardarla veramente. E anche così era impossibile fuggire, bisognava darsi il cambio, creare incastri, pianificare. Eugenio elaborazione di un modo per sbrigare le faccende, sopravvivenza ad ansie abbandoniche. Rimanere in casa, Eugenio ritualistica e regole: vietato lo spostamento più in là di due camere, vietato chiudere nessuna porta. Compagnia necessariamente nella stessa stanza, Eugenio sentirci lì con lui.

 

2

Nel corso della vita perdiamo circa 20 chilogrammi di pelle morta. Questo dovrebbe dirti qualcosa, pensi dovrebbe significare altro. Ma la metafora non regge e ti rimane questo senso in mano: 20 chilogrammi di pelle morta in tutta la vita, circa un grammo al giorno.

 

Alda

Nel database c’è lo spezzone di un film che ricorre spesso nella mia mente. Una donna partorisce tra urla e spasmi, il dolore è palpabile e la sua fronte è imperlata di sudore. Nel momento topico, mentre modula i respiri su indicazione dei medici, un corpo fuoriesce dal suo corpo. La donna butta la testa all’indietro sollevata, cercando di riprendere respiro. È in quel momento che lo vede, e solo lei a vederlo – e forse io – nel riflesso metallico di un apparecchio medico posto sopra il lettino: la deformità che i medici tengono tra le braccia, quell’essere peloso e aguzzo non è suo figlio, e ha gli occhi rossi del demonio.

 

3

La pelle subisce traumi di continuo, è l’organo che ospita più danni in assoluto, ogni giorno tumulti e colpi: il ginocchio alla caduta, il gomito contro la maniglia, il ritorno del colpo di frusta: il corpo accusa il colpo, recita il titolo di un famoso libro sul trauma; sotto un tale regime di memoria tattile, perfino sfiorarti è come non salvarti.

 

6

In questa configurazione della mia mente un rumore scompagina il quadro di controllo. La pesca tabacchiera è quella più schiacciata e croccante, anche se alcuni la chiamano saturnina. All’ospedale psichiatrico non viene servita per questo motivo. Secondo i dati ISTAT la probabilità di affogarsi sembrerebbe essere insignificantemente immensa. Ricevo chiamate telepatiche ma non posso muovermi perché ho un gatto che altrimenti strappa tutte le federe. Come se la fretta bastasse veramente a indebolire il cuore, ad avvelenarlo, scappo a casa tua ma la trovo vuota. Ti segno in rubrica come ‘Madre dell’insonnia’. Ti scrivo un SMS che dice che in questa vita a sconvolgermi di più è che i pensieri sono osceni: nascono dalla bocca e non dalla testa.

 

 

 


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June Scialpi
Iaia, Don’t leave me monster, 2023.