Uno psicoanimale di Beatrice Achille ⥀ Passaggi
Oggi la rubrica Passaggi presenta la prosa breve Uno psicoanimale di Beatrice Achille, accompagnata da un’illustrazione di Luca Cingolani. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Luca Cingolani, Senza titolo, 2023.
Gli sbufamente sono bestie complesse. Non emanano versi, non possiedono un corpo e, qualora li si riuscisse a scoprire, muoiono in uno stato di lucida agonia. Per scovarli vivi, dunque, è necessaria una tecnica sottile e affinata, diciamo pure una tecnica gnoseologica, ma il fatto cruciale è che si tratta di una tecnica davvero davvero difficile. Non è per tutti. Tagliamoci la testa: per scoprirli – anche se sarebbe più giusto dire intuirli – bisogna seguire tre passaggi con massima precisione.
Primo – entrare in sé stessi con aria disinvolta. È possibile osservarsi, gustarsi leggermente, schifarsi poco. L’importante è evitare il giudizio in tutte le salse! Appena uno si mette a giudicare le cose, fuori o dentro che siano, quelli gli si attaccano al cervello, succhiano il succo grigio e pare impossibile ripescarli.
Secondo – una volta ben dentro è da notare dove inizi un pensiero. Un pensiero è una cosa morta. Fatta e finita, dico sempre io. Ci piacciono tanto i pensieri nostri e degli altri, ma solo perché siamo ancora ad uno stadio necrofago del nostro sviluppo umano. Ecco, dobbiamo evitare, almeno in questa fase, di banchettare sopra le nostre carcasse preferite. Anzi, è da tentare di rimanere buoni buoni e a pancia vuota sul pensare prima che questo si pietrifichi in un ghiotto pensato. Insomma, è da erigerci a guardiani delle soglie.
Terzo – gli sbufamente si appiccicano ad un pensare che muore e dunque li si trova dove inizia un pensiero, certo, eppure bisogna muoversi con cautela. Infatti, soltanto a verificare la loro presenza quelli crepano male. Dobbiamo fare finta di nulla, starcene lì nelle nostre domande senza rispondere (“che cos’è quel rumore? Silenzio. Dove sono? Silenzio. Ma chi è che fa tutte ste domande? Silenzio!”). Qui c’è da aspettare che una di quelle bestie vi si avvicini trionfante, pronto a inserirvici all’interno. Lo sbufamente cercherà di suggerire risposte, promuoverà l’atto della tentazione e poi sarà dura ripescarlo. Il demonietto, una volta attaccato ad un principio di pensiero, ci trascina dentro tutti. Per esempio, se è uno sbufamente perverso, suggerisce che il mondo è solo una vuota assenza e allora uno, che se ne stava bello tranquillo nella sua esistenza, strapiomba in uno stato di disperazione. A questo punto sarebbe troppo dura notare che non era tutta opera propria, ma di quei mostricci. Quindi, sì è necessario aspettare il momento esatto.
Una volta che le bestie vi si appiccicheranno al pensare e questo inizierà a morirvi rovinosamente addosso, potrete scovarli e liberarvene o fare finta di nulla per vedere un po’ dove vi trascineranno. Io amo le creature dell’universo, le amo tutte, ma amo ugualmente la libertà. Se non si è liberi è colpa anche loro e dunque… vedetevela voi. Mi raccomando, abbiate coraggio e massima cautela. Sono esseri tanto mostruosi quanto insignificanti.
Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it
Beatrice Achille
Beatrice Achille (1996) è nata a Trieste, dove è stata una delle fondatrici del collettivo poetico ZufZone e una dei curatori dei Libretti Verdi con il Battello Stampatore. Con Vydia editore ha pubblicato Medeatiche (2022), mentre con l'installazione sonora Mnestica ha preso parte alle mostre Immaginare il Patriarcato (2021) e Wasted (2023).