Quando ero un uomo di Maurizio Di Corato ⥀ Passaggi
Il cammino di esplorazione della prosa breve condotta dalla rubrica Passaggi prosegue oggi con il testo Quando ero un uomo di Maurizio Di Conato, illustrato da Riccardo Colasuonno. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Riccardo Colasuonno, Ode ai cani, 2022.
Quando ero un uomo, non credevo ai lupi mannari. Ma un giorno piovve così tanto che mi dissi “perché non usciamo a vedere se esistono?”. Fu così che per un attimo dimenticai la mia immensa reggia fatta d’oro e avorio e marmo rosa, per addentrarmi nella foresta. L’acqua era ovunque e ad ogni passo finivo nella melma. Gli alberi erano curvi e i rami ritorti come artigli graffiavano il cielo. A un tratto sentii il pianto di un neonato. Proveniva da dietro una roccia a forma di vaso greco. Mi avvicinai lentamente, così lentamente che passarono trecentocinquant’anni e quando finalmente riuscii a vedere oltre la roccia, la pioggia cessò e la foresta, nascosta da una maschera di alberi neri, morti e spiumati, mi ricordò che era già ora di cena. In effetti, risposi, ho un certo languorino, ma non so cosa mangiare. La foresta mi guardò con sguardo arcigno e sfregandomi gli occhi con dei cardi spinosi mi intimò di tornare a casa. Io, però, non volevo andare via e così, mentre la foresta tentò di avvicinarsi per uccidermi, spiccai il volo e più in alto andavo, più l’aria si ghiacciava fino a bruciare sulle guance. Raggiunsi la luna e non appena posai un piede (il destro) sulla superficie, cominciò di nuovo a piovere, anzi a nevicare, anzi io mi feci di neve e il sole mi sciolse e di me non si seppe più niente.
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Maurizio Di Corato
Maurizio di Corato nasce a Bari di venerdì. Attualmente vive a Napoli, dove studia Lingue e letterature comparate.