Genere: Biografico, Drammatico
Durata: 134 min
Cast: Stephan James, Jeremy Irons, Amanda Crew, Carice van Houten, Jason Sudeikis, William Hurt, Tony Curran, Giacomo Gianniotti, Tim McInnerny
Paese: Francia, Germania, Canada
Anno: 2016
Raccontare la storia di Jesse Owens, specie per quello che stiamo vivendo oggi giorno, ha un significato potente. Farlo concentrandosi sullo sport è ancora più emblematico.
Come accade sempre più spesso anche questo biopic sceglie di concentrarsi su un momento particolare della vita del protagonista: in Race vediamo un giovane Jesse Owens, già con famiglia, entrare all’Ohio State University.
Dovrà ricorrere a tutta la sua tenacia e passione per fronteggiare le tensioni razziali, le aspettative e difendere il suo sogno di atleta afro-americano.
Il problema di Race – il Colore della vittoria è che non riesce a dare linfa ai tanti risvolti della vittoria di Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
Stephen Hopkins, dirige un film privo di voce e battito che non entra con vigore nella realtà, ma la tratteggia.
La figura di Owens, i suoi dubbi sulla partecipazione ai giochi organizzati dalla Germania nazista, il contesto umano, vengono messi in scena senza profondità, con un linguaggio povero e anonimo.
C’è fretta nel registro adottato da Hopkins come se il fine fosse semplicemente la celebrazione sportiva e mediatica dell’icona, il ragazzo afro-americano che stupì i tedeschi e il mondo vincendo quattro ori olimpici (100 metri, il salto in lungo, 200 metri e la staffetta 4×100) alle Olimpiadi del 1936.
I passaggi dove il pensiero e la figura di Jesse Owens (Stephen James) emergono con forza e chiarezza si manifestano grazie al bel rapporto che l’atleta ha con Larry Snyder, l’allenatore della Ohio State University: i sacrifici, le sofferenze, lo spaesamento di rappresentare l’America quando negli Usa prima e dopo la vittoria alle Olimpiadi le persone di colore subivano la segregazione razziale assumono spessore e vita.
Jason Sudeikis, offre una prova apprezzabile nei panni di coach Snyder, un uomo della mischia, appassionato e con scarso ascendente presso le alte sfere. Lui la vera guida, anzitutto umana, di Jesse nel percorso di avvicinamento a quella storica manifestazione. Altrettanto interessante la divisione in seno al comitato olimpico americano circa la possibilità di boicottare i giochi a causa delle voci che iniziarono a circolare sulla violazione dei diritti umani da parte del regime tedesco.
Race pecca in special modo là dove avrebbe dovuto sfruttare la bellezza e la straordinarietà delle imprese sportive: le gare mancano di enfasi, sono piatte e prive del pathos necessario.
In definitiva Hopkins rende accademica e prevedibile, evitando di sporcarsi le mani, la storia di un simbolo umano e sportivo.