Riccardo Bartoletti “filastrocca” l’illustrazione di Aurora Andreani | Mixis #8

Di amori, di fede e di ricerche. Ottavo appuntamento con Mixis.

Mixis rinnova il suo appuntamento settimanale con un testo un po’ filastrocca un po’ stornello in rima di Riccardo Bartoletti ispirato dall’arte grafica di Aurora Andreani. Colori e toni scanzonati scandiscono il tempo dispari di questo viaggio lungo (quasi) una vita.

LA MARIANINA

C’è chi d’amore va in cerca di notte
lungo le strade ed i vicoli stretti,
per coglier fiori in mezzo alle cosce
e lasciar pargoli beati nei letti.

Lady Marianna era come una pulce
nata nel sole d’aprile a Livorno
ricciolo d’oro, bel viso a contorno
di un gran sorriso da spargere intorno.

Figlia di donna davvero puttana,
abbandonata quand’era bambina
figlia di padre con altra regina
che non voleva saperne di lei,

la Marianina, com’era chiamata
crebbe con suore, coi preti, coi pazzi
poi lavorò con la Vergine e i Santi
come perpetua del Don in città.

Ma quella vita le stava un po’ stretta,
e la sua mente volava lontano,
libera, via verso Poggio a Caiano
fino a Ribolla e poi si vedrà.

E fu così che del suo patrimonio,
della genetica, non tanto bancario,
fece tesoro, e con molto vespaio
aprì le gambe con gran dignità.

Tutti le urlavano “Bagascia!”, “Baldracca!”,
“Sei proprio zozza!”, “Tu travi i mi’ bimbi!”,
ma lei rideva e accettando consigli
spiegava a tutti la sua verità.

“Io sono figlia di madre puttana
a far l’onesta io non ci riesco,
lavoro sodo e ormai mi mantengo
con il mestiere quotato di escort”.

La Marianina girò per l’Italia,
giù negli Abruzzi e in terra lombarda,
fino in Sicilia, in Molise, anche in Spagna,
fin nella Roma dei Papi pascià.
Qui fece feste di tutti i colori,
accampamenti di alti prelati
tutti ‘mbriachi, corrotti e fumati
ma la domenica da SuaSantità!

E fu così che conobbe Roberto,
seminarista in servizio da Ancona,
timido dentro, ma grande persona
tra le coperte al segreto dei più.

La Marianina bruciò di quel fuoco
che scalda dentro, che scuote d’ardore,
che fa sentire le campane nel sonno,
che tutti gli altri chiamavano amore.

“Povera me, io son digraziata”,
si lamentava col nostro Roberto,
“il mio mestiere mi vieta codesto
coinvolgimento di sensi e d’intento.

Fosse per me ti prenderei al volo,
e tornerei nella bella Livorno,
a far l’amore, ma solo di giorno,
e a guadagnarmi la vita col Don”.

“Ma sai che c’è?”, rispose Roberto.
“Mi sento come quel Paolo a Damasco,
il tuo bel viso mi ha reso d’incanto
tutto smanioso di credere ad altro.

Tu sei la Dea, a te dono i miei voti,
ti pregherò notte e dì, fossi matto
di restar sempre fra uomini è un passo
che sento di non poter rispettar”.

E poi fu sera, e poi fu mattina,
presero il treno che porta in Toscana
l’uomo mai prete, lei mai più puttana,
sul lungomare si amarono là.