Ritorno al passato: la baldoria estiva del Summer Jumboree (di Lorenzo Franceschini, 2007)
Senigallia – È da qualche anno che in estate a Senigallia, provincia di Ancona, si tiene uno de maggiori festival della musica e della cultura americana anni ’40-’50: il Summer Jamboree. Questa ‘baldoria d’estate’ inonda le strade della vivace cittadina costiera con musiche, balli e curiosi personaggi, tutti ispirati all’America del rock ‘n’ roll. Ma vorrei rendere bene l’idea: per otto giorni nei luoghi più importanti di Senigallia (il lungomare e il centro storico) tutti i locali passano soltanto (o quasi) musica swing, jive, doo-wop, rhythm’n’blues, hillbilly e western swing; le persone si vestono in modo strano… buona parte dei passanti presenta segni distintivi inequivocabili: gonne a pois, fiori tra i capelli e rossetti rossissimi per le femminucce, bananone e chiodo (in pieno agosto!) per i maschietti. In più, la sera in ogni piazza c’è un gruppo che suona, e in ogni metro quadrato di pavé, una coppia che balla. È facile assistere a esibizioni magistrali di ballo, infatti molti dei partecipanti sono insegnanti di jive e compagnia bella.
Girare per Senigallia nei giorni del Summer Jamboree può risultare straniante. In alcuni momenti, a guardare un gruppo di bananoni appoggiati al bancone di un bar sorseggiare tranquillamente il caffè (caffè americano, naturalmente, il beverone), pare davvero che il mondo sia tornato a quegli anni, pare che un gruppo di indipendentisti rockabilly abbia preso il potere con una qualche sommossa e abbia fatto sì che il mondo intero giri al ritmo di See you later alligator.
Quest’anno il festival, giunto alla sua ottava edizione, è iniziato il 18 agosto e si è concluso il 26. L’organizzazione e l’ideazione dell’evento, promosso dal Comune di Senigallia, si devono all’Associazione Summer Jamboree (info: http://summerjamboree.blogspot.com/).
Trenta i gruppi musicali che si sono esibiti gratuitamente per le piazze del centro, provenienti dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra e dal nord Europa, ma anche dall’Italia. Poi, durante gli otto giorni, si sono tenuti corsi gratuiti di ballo nel centro storico, ed è stato allestito, come gli anni passati, anche un Dance Camp: una cinque giorni di full immersion di lezioni di jive dalla mattina alla sera! In più, vari eventi collaterali hanno completato l’immersione negli anni ’40 e ’50: dalle auto e moto d’epoca, all’immancabile barbieria e parrucchiera in stile, ma anche una mostra di arredamento gusto retrò e i negozietti di oggettistica. Anche il cibo era rock ‘n’ roll: è stato allestito un punto di ristorazione con pietanze americane… ma va evitato! (consiglio per i prossimi anni): molto buono, ma costoso, e le porzioni sono scarse.
Sul pianeta sono solo tre i luoghi che organizzano festival rock di questa portata, e quello senigalliese è l’unico totalmente gratuito. Quest’anno gli unici spettacoli a pagamento sono stati i due main events: il concerto di Jerry Lee Lewis del 24 agosto e lo show burlesque di Dita Von Teese del 25, entrambi in esclusiva nazionale.
Ogni anno sono migliaia le persone che accorrono da tutto il mondo: Italia, Germania, Inghilterra, Spagna, Grecia, Usa, Finlandia, Canada, Olanda, California, Scozia, Francia, Croazia, Svizzera, Austria, Giappone ed anche Australia; e a volte la grande affluenza crea anche qualche problema. La sera, infatti, sull’affollato lungomare, capita di imbattersi in orde di motociclisti spacconi intenti ad esibire la loro virilità col far rombare il motore delle loro puzzolenti Harley Davidson parcheggiate in mezzo alla folla di turisti e senigalliesi che certo non sono lì per assistere ai loro accessi di testosterone. Queste orde di trogloditi, poi, attingono spesso le loro Weltanschauungen alle ideologie storiche più schifose, prima fra tutte il nazional-socialismo tedesco. Quest’anno alcuni neonazisti sono entrati nel centro sociale Mezza Canaja (un po’ isolato, sul lungomare) e hanno iniziato a picchiare a destra e a manca: ne hanno ricavato un sacco di botte per loro e una coltellata nella chiappa per uno del centro sociale. Ma, nel complesso, al di fuori delle baruffe ideologiche che accendono, quasi non danno fastidio: la gente per lo più li ignora, e loro si contentano di sbevazzare birra e spalancare ogni tanto la bocca per offrire il loro contributo alla specie: un rutto o altre amenità.
In conclusione, al di là di questi marginali accadimenti (per altro incontrollabili, data la gratuità e l’estensione del festival), il Summer Jamboree è per molti aspetti sicuramente un evento eccezionale, ottimamente organizzato e di respiro mondiale. Consiglio a chiunque di andarci, anche se solo per un giorno. Vi si respira un’aria certamente particolare, specifica, ma chiunque partecipi si può sentire a suo agio e divertirsi, anche senza bananone o fiore tra i capelli, e confondersi comunque tra i volti degli appassionati, molto più distesi e paciocconi di quelli che nell’America di quegli anni si sfidavano in gare clandestine di auto, creando, con le loro vite spericolate, un mito che ancora tarda a tramontare.