Il Natale si avvicina: gli interessi economici consumistici dettano le regole anche in periodo di pandemia
«A Natale dobbiamo già predisporci a passare le festività in modo più sobrio: veglioni, festeggiamenti, baci e abbracci non è possibile. Al di là delle valutazioni scientifiche occorre buonsenso» ha detto l’uomo con la pochette. Riaprire a Natale perché i “negozi” fanno fatturato a Natale, ma trattare gli individui come i colpevoli che indurranno alla chiusura a Santo Stefano; affermare la “sacralità” della festività per la famiglia e perimetrare gli affetti, compartimentare, alludere a conseguenze causate da comportamenti individuali: non è mai responsabilità del governo e dei cacicchi delle regioni. È sempre di un altro. Le “riaperture in sicurezza” promesse e mai state? No, si scarica l'(irr)responsabilità sulla popolazione. E poi, al momento opportuno, si torna a gridare “campioni del mondoooooo” come hanno fatto già una volta, ormai lontana, quando l’Oms li aveva elevati a “modello”. Ministri scriveranno libri e poi li ritireranno. Invece di chiamare alla solidarietà, al mutualismo, scavano nel lockdown interiore, amplificano la sofferenza dentro, mentre fuori ci si ammala, si muore.
La schizopolitica minaccia ed esecra, allude e moraleggia, parla del “sacro” da cartolina e pensa ai consumi. L’oscillazione disforica e la creazione della colpa collettiva come strumento di governo. Il lasciare andare e il rinchiudere, il dire e non dire, affermare qualcosa e il suo contrario, il dare e il ritrarre, l’aprire e il chiudere, il mettersi dal punto di vista del “buonsenso”. Le regole di chi governa la cittadinanza virale. La schizopolitica è stata all’opera con le discoteche in Sardegna perché non si poteva fare “fallire” il ferragosto, così accadrà dopo Natale. Mai dire il disastro di quanto è stato annunciato e non è stato fatto. Il governo è quello della percezione, dell’induzione a un comportamento, non della tutela di un diritto in maniera incondizionata. È la gestione dei picchi e dei crolli della produzione. Agli individui atomizzati l’imperativo dell’adattamento a questo saliscendi. «Convivere con il virus» lo chiamano.
Roberto Ciccarelli