La sera a Zurigo (Quasi un polittico in 6 parti) ⥀ Antonio Devicienti
Per la rubrica Passaggi presentiamo oggi un testo di Antonio Devicienti, La sera a Zurigo (Quasi un polittico in 6 parti), illustrato da Andrea Capodimonte. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Sintografia in copertina di Andrea Capodimonte, 2025.
Georg Büchner1, medico e scrittore, mentre riflette sulla follia di Woyzeck: la sera, a Zurigo, nel silenzio del dopocena, la sera, nella mente, dopo la giornata in laboratorio, la sera, nella scrittura: la follia non è separarsi dalla realtà (mormora tra sé e sé) ma lama di dolore a capofitto nel mondo.
Sibila nella notte della mente la lama di Woyzeck che squarcia e ferisce – una cosa, una rozza cosa usata e consumata e gettata via – urlano gli occhi del soldato che comprendono e sanno (solo gli ottusi sopportano il mondo?) (solo gli ottusi non diventano folli per amore?)
Quando il dottor Büchner si reca in laboratorio passa davanti al reparto degli alienati mentali: sbarre per quelle tristezze spalancate su sé dentro di sé chiuse. Sconcertate per troppo di mondo.
(L’uomo che si dondola sui talloni tutto il giorno ha nella mente una nenia di pelle di tigre e l’Asia dove, in groppa a un lupo mannaro, vorrebbe correre incontro alla Luna).
Quel poeta di cui aveva scritto nell’esilio di Strasburgo percorreva i pendii ossessi della propria esclusione, s’inginocchiava in riva al pozzo dell’amarezza, sbraitando impauriva i contadini (la follia è il tuffo nel fragore silente del freddo del mondo pensa Georg poggiando la fronte ai vetri della finestra).
La solitudine, silenziosa fattucchiera, ti legge la mano in una piazza di Zurigo e t’imbambola lo sguardo. Oppure è il tradimento. O la miseria. O l’umiliazione: Voi Woyzeck valete un nulla (Signorsì, Signor Colonnello) Voi Woyzeck vi vendereste l’anima (Signorsì, Signor Colonnello) (ma non la mia donna) e sibila lama di coltello nella notte.
La follia è l’altro lato dello specchio o gli scantinati della città sotto il livello del lago o l’afferrarsi alla punta dei campanili altissimi ondeggianti sopra i tetti, pensa Georg aprendo l’atlante anatomico: il cervello in sezione è un’accolta di meandri – con la punta del compasso ne segue i percorsi, poi traccia un cerchio: dentro il cerchio l’orrore delle urla silenziose e delle voci tifoidi: fuori del cerchio le fibbie metalliche della camicia di forza.
Nota
1 Georg Büchner (1813-1837), medico, agitatore politico, drammaturgo e scrittore tedesco, costretto per motivi politici all’esilio prima a Strasburgo e poi a Zurigo (dove muore di tifo, malattia probabilmente contratta durante i suoi esperimenti in laboratorio) ha dedicato grande attenzione al tema della follia nel dramma La morte di Danton, nella novella incompiuta Lenz (è questi il poeta cui si fa cenno nel testo) e nel dramma anch’esso incompiuto Woyzeck.
Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it


Antonio Devicienti
Antonio Devicienti, di origine salentina, cura gli spazi personali "Via Lepsius" e "Via Lepsius Asemic". Nel 2021 ha pubblicato "Andanze" per la collana Prova d'Artista della Galerie Bordas di Venezia diretta da Domenico Brancale e nel 2023 "Sentieri. Saggi e racconti sul corpo della scrittura" (Fallone Editore).