Sergio Kalisiak illustra la cartolina di auguri di Matteo Grilli | Mixis #7

Incontri, interpretazioni, lingua(ggi) — Primo appuntamento del 2019 con Mixis.

L’esplorazione non conosce limiti, né confini. Stabilito un nuovo contatto, parlare, prima che capirsi, apre l’altro a una corrispondenza simbolica e tangibile con la mente e con la concezione del mondo in essa presente. Basta pensare un sì.

Racconto di Matteo Grilli, illustrazione di Sergio Kalisiak

 


 

Artraxas heubendi kals43er03re cod3ere3 01
Erdu54r edrde d musker leggi?
Forse ora 4rot4erdurent kahrn
Dovremmo esserci allineati, confermi? Basta che pensi un “si”.
Sono l’immagine e il mio nome tradotto nella tua lingua è: Arkham dimenticata.
Non chiedermi il significato, è una traduzione simultanea basata sulla tua lingua e la tua cultura.
Spero che per te sia evocativo tanto quanto lo è per me. Dopotutto l’ho scelto io, il mio nome. Per te è strano? Hanno scelto altri il tuo nome? Per me la parola “genitori” è intraducibile.
Volevo parlarti di questa immagine, che rappresenta un tempo e un luogo non tuoi, vorrei parlarti di me stesso. Perché dovrei dire me stessa? Femminile e maschile sono due parole intraducibili per me. Andiamo avanti.
Sono nata in un tempo non tuo e ti sto parlando senza spiegare (come dite voi) cosa voglio comunicarti.
Nel nostro tempo “comunicazione” è una frase che tradott@ alla lettera vuol dire: cammina con me portando quella pala. Ho cercato di renderla più comprensibile possibile. La frase. Il senso mi chiedi? Non capisco.
Forse neanche “parlare” è esatto, ma ci sto provando. Mi stai sentendo vero?
Io sono questa immagine e ti porto qualcosa. Non sono la prima a farlo. Forse sono la prima a uscire dal mio tempo e chiederti di parlare con me. Prima ho detto qualcosa che ti ha fatto pensare al mio contenuto?
Nella mia lingua non esistono tutte queste distinzioni. È molto complesso il vostro tempo.
Che poi chiamate “mondo”, per noi sono sinonimi.
Mi piace molto comunicare con te. Non importa se con difficoltà. È difficile tradurre tutto questo.
Quello che vedi, quello che senti. Dei modi in cui prendi il mio tempo e lo immetti in una cosa chiamata “ricordi” e sono altre immagini. Quanto tempo hai dentro? Dentro la tua testa, dico. Sei strano, io sono una cosa che tu chiami montagna. Noi abbiamo dei Reutrag luminosi, se vuoi saperlo. Queste figure sopra la tua montagna le stai definendo tu “figure”.
Non conosco la traduzione di “corpi”, “setta”, “dark souls”, “sauron”, “viaggio”, “natale”.
Mi dispiace non riuscire a tradurre tutto, ma sono…er34r di essere qualcosa che ricorderai.
Ah, non è una cosa sicura? Potrebbe non accadere? Non so se mi dispiace. Forse al mio portatore, che mi ha dato accesso al dr3d4lo, la voce del tempo. La si sente quando non si parla. Sogni? Forse è questa la parola? Non lo so.
Sto facendl mllta fatica a continuare la comunicazion1 quindi tento l’impossibjle. Cerco.di riposare nei tuoi ricordi. Noi immagini portiamo molto ma non abbiamo una erhofer che voi chiamafe “casa”. Ora ci pproverò. Noi immagini andiamo da sogno a sogno e i portatori ci dañno una wetyum e quanso troviamo una casa succede una cosa nel nostro tempo. Difficle da spiegare nella.tua lingua.
Redjgi difficile contknuaee, lasfsa lasciamo un piccolo ricordo dove trasformare. Ti ringraziamo tutte.
Buone feste
Restud