Sia manifesta la tua voce. Forme di resistenza nella poesia persiana ⥀ La Punta della Lingua 2024
Anticipiamo l’evento che presenterà l’ultima pubblicazione di Argolibri, Sia manifesta la tua voce. Forme di resistenza nella poesia persiana, a cura di Rossella Renzi e Claudia Valsania, con alcuni estratti della raccolta. La presentazione si terrà ad Ancona il 29 giugno nell’ambito del festival La Punta della Lingua e prenderanno parte all’incontro, insieme alle curatrici, l’attivista e scrittrice Azam Bahrami, la poetessa Nina Sadeghi e l’attivista Paolo Pignocchi. Il programma completo del festival può essere letto qui
Ci sono luoghi del nostro tempo in cui la poesia è una creatura irregolare, costretta a nascondersi o a fuggire, a inventare strade e spazi alternativi che fermentano nell’ombra, lavorano nel sottosuolo. Sono movimenti di resistenza verso le varie forme di controllo e di censura esistenti, e agiscono per dare respiro alla propria essenza: per esprimere, senza catene e con energia rinnovata, quella ricerca di libertà e di bellezza a cui da sempre, attraverso il fare poesia, tende la natura umana.
(Rossella Renzi e Claudia Valsania)
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Mina Assadi
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To Me A Ring Is Bondage1
I don’t think of prayer-mats,
but I do think of a hundred paths
passing through a hundred gardens
planted with silk-tassel trees,
Garrya.
I know the direction of Mecca:
it has its place in Contentment,
and I say daily prayers
on the Silk Roads,
to the music of passerines.
I do not know what Affection means,
nor the difference
between one foreign land and another.
Happiness is what I call my solitude,
my home is called Desert
and Love is whatever makes me sad.
To me any currency-note means Wealth,
I designate Blind anyone who picks a flower
and in my eyes the net
that separates fish from water
is an Instrument of Murder.
I look at the sea with envy
and feel
how insignificant I am.
(Maybe the sea
feels the same
when it joins the great ocean).
I do not know what Night is,
but Day I understand well.
To me a flowering bush is a Village,
and a short walk in the Memorial Gardens
is Freedom,
and any vapid, meaningless smile is Joy.
Anyone who has a key
is a Gaoler to me,
and I view any thought
ungerminated in my mind,
as a Wall.
To me a ring is Bondage.
I don’t think of prayer-mats,
but I do think of a hundred paths
crossing a hundred gardens
full of silk-tassel trees.
A mio parere, un anello significa schiavitù
Non penso ai tappetini da preghiera,
ma penso a cento sentieri
che attraversano cento giardini
con filari di alberi dalle nappe di seta,
Garrya2.
Conosco la direzione della Mecca:
ha il suo posto nella Contentezza,
e recito le preghiere quotidiane
sulle Vie della Seta,
al suono dei passeriformi.
Non so cosa significhi Affetto,
né la differenza
tra una terra straniera e un’altra.
Felicità è ciò che chiamo la mia solitudine,
la mia casa si chiama Deserto
e chiamo Amore ciò che mi rende triste.
Per me qualsiasi banconota significa ricchezza,
definisco Cieco chiunque raccolga un fiore,
e ai miei occhi la rete
che separa i pesci dall’acqua
è uno strumento di omicidio.
Guardo il mare con invidia
e sento
quanto sono insignificante.
(Non sarà che il mare
prova la stessa sensazione
quando si unisce al grande oceano).
Non so cosa sia la Notte,
ma il Giorno lo capisco bene.
Per me un cespuglio in fiore è un Villaggio,
e una breve passeggiata nei Giardini della Rimembranza
è Libertà,
e ogni sorriso stolto e insignificante è Gioia.
Chiunque abbia una chiave
è per me un carceriere,
e considero ogni pensiero
non germogliato nella mia mente,
un Muro.
A mio parere, un anello significa schiavitù.
Non penso ai tappetini da preghiera,
ma penso a cento sentieri
che attraversano cento giardini
con filari di alberi dalle nappe di seta.
(traduzione di Pina Piccolo)
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Azam Bahrami
مرا از آکسارای نترسان
مرا از آن قایق بلند در ازمیر
از قایق کوتاه در آیدین
,از ان وانت سیاه, که شبها به ترکیه بر میگشت
از چشمهای آم مرد عراقی که دو رنگ بود
.مرا از کشورهای مرزیمان نترسان
من سراشیبی تجریش را پیاده بالا رفته ام
مرا از سرپایینی اوین مترسان
بگذار از کنار آنهمه پل و بادبان بی نسیم عبور کنیم
بی صدای پای مردهای تاریکی
.مرا از تاریکی مردها نترسان
,شب در راهروی من پیاده روی میکند
زنا سوری از آن طرف حصارها
,ما از این طرف
:و داد زد مشعلی در ان سوی مرز
!هااااای اسم رمز را بگو
مرا از صدای گلوله مترسان
مترسک درختان تمشکم من
مرا از خونریزی ماهانه مترسان
مادربزرگ نرسهای زمین
به سربازان گل می داد و
داد
:داد زد
,های ما را نترسانید
های ما از همین قبیله ایم
.ما را از همین قبیله نترسان
Non spaventarmi con la notte di Aksaray,
con questa lunga barca a Izmirn,
con questa piccola barca ad Aydın3,
non spaventarmi con quel furgone nero, che torna ogni notte dalla Turchia,
con gli occhi di quell’uomo iracheno, dai colori diversi
non spaventarmi con i paesi confinanti.
Ho scalato a piedi la salita di Tajrish4
non mi spaventi con la discesa di Evin5
lascia che attraversiamo accanto a tanti ponti e vele senza vento
senza i passi silenziosi degli uomini delle tenebre
non spaventarmi dell’oscurità degli uomini.
La notte cammina nel mio varco,
le donne siriane sono dall’altra parte della barricata
noi, invece, siamo qui
e una lanterna grida dall’altra parte del confine:
Ehi pronuncia la parola d’ordine della notte!
Silenzio!
Non spaventarmi col rumore dei proiettili.
Sono lo spaventapasseri degli alberi di gelso
non spaventarmi con il ciclo mestruale
la nonna di tutte le nutrici della Terra
regalava fiori ai soldati
e ha urlato:
non spaventateci!
Siamo della stessa tribù,
non spaventarci di questa tribù.
(traduzione dell’autrice)6
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Nina Sadeghi
جرعت عشق
در دوردست ها
،زاییده شدم
،در جسم یک واژه
،نه زنده و نه مرده
در میان لاشه ها ی سراب
.برای تحمل وزن خود
آموختم که
در مسیر اعماق
.بین من و تو هم یأس بود و هم رضایت
در اشک فرو ریختم
چون بین من و تو
جسارتی متناقض
.مرزها را تقسیم کرده بود
امیدی نبود
از آویختن به حقیقت
.و تمام معنای بوسه در تناقض افتاد
نگاهت
،شعر را از من دور کرد
.آن چیزی نبود که میخواستم
اما زیبایی شاعرانهٔ دو بدن را
که در آستانهٔ پرتگاه عشق
عفت نوستالژیک و
و تعلق به ابدیت را
!از بوسه می پوشاندند
Il coraggio
Nella lontananza
sono nata,
nel corpo di una parola sola,
né viva né morta,
tra i cadaveri dei miraggi,
per sostenere il loro peso.
Ho imparato che
sulla strada dell’abisso
tra te e me c’era disperazione e appagamento.
Sono collassata nella lacrima,
poiché tra te e me
l’audacia del paradosso aveva diviso la frontiera.
Non c’era speranza
di ancoraggio alla verità
e tutto il senso del bacio
cadeva in contraddizione.
Il tuo sguardo
mi denudava della mia poesia,
non era quello che volevo,
ma la bellezza poetica di due corpi
che sulla soglia dell’abisso amoroso
vestivano di baci il pudore nostalgico
della loro appartenenza
all’eternità.
(traduzione dell’autrice)
Mina Assadi, nata nel 1943 a Sâri, nella provincia di Mâzandarân, ha iniziato la sua carriera come giornalista presso diverse riviste iraniane di grande diffusione. Le sue opinioni politiche e la sua opposizione al regime monarchico l’hanno portata a lasciare l’Iran nel 1976 per la Svezia, dove continua tuttora a vivere e lavorare. Le è ancora vietato di entrare nel suo paese. Le sue poesie e i suoi saggi trattano principalmente dell’oppressione inflitta ai bambini e alle donne, e la lotta del popolo iraniano contro la dittatura è al centro delle sue opere e della sua coscienza artistica. Attraverso la sua poesia, Assadi condivide una visione egualitaria del mondo.
Azam Bahrami ha studiato Management e Fisica dell’Ambiente a Torino. Fin da giovanissima si è occupata attivamente di questioni legate ai diritti delle donne. In seguito a questa attività, è stata più volte condannata al carcere: per questa ragione ha scelto di lasciare il suo paese e ha chiesto asilo politico in Italia, dove oggi vive, con lo status di rifugiata. Nel 2011 ha pubblicato Una donna in due ruoli, che ha vinto come miglior libro di racconti brevi il concorso di letteratura indipendente «Sadegh Hedayat». È autrice di varie raccolte di racconti e poesie in lingua persiana, e di articoli pubblicati online che affrontano problematiche come la condizione delle donne in Iran, il fenomeno dell’immigrazione, la questione dell’inquinamento ambientale e le varie forme di violazione dei diritti umani. Ha pubblicato le raccolte poetiche I bottoni del mio vestito sono ancora chiusi (2013) per la rivista on line «Se Panj» e Un uccello sull’arteria (H&S Media, 2016), il libro Akharin Zane Lout: The Last Woman of Dasht-e-Lut (2020), tre raccolte bilingue (tedesco-persiano, italiano-persiano) insieme ad altri poeti e un’antologia poetica di donne iraniane.
Nina Sadeghi vive in Italia da trentotto anni. Studia Scienze giuridiche ed è membro dell’associazione letteraria Lettera 7. Ha organizzato diverse serate di poesia nella città dove vive e ha collaborato con l’associazione culturale studi asiatici A.C.S.A. Ha pubblicato le sue poesie in varie antologie (con le case editrici Pagine, Aletti Editore e Asso Editori Latina). La sua raccolta si intitola La poetessa è femmina (GalassiaArte, 2014) e il tema della donna è in questa centrale. La sua ricerca poetica mira a silenziare la mente per far emergere la voce del cuore in un flusso continuo di versi.
Note
1 Traduzione dal persiano a cura di Anthony Weir.
2 Genere di piante della famiglia delle garriacee, la Garrya produce lunghi amenti di colore giallastro che ricadono penduli dall’apice dei rami e divengono grigio-argento con il passare dei giorni.
3 Aksaray, Izmirn e Aydın sono città della Turchia note per il loro grande numero di immigrati.
4 Quartiere nel cuore di Teheran famoso per i suoi mercati.
5 Carcere situato nel quartiere di Evin a Teheran, usato prevalentemente per la detenzione di prigionieri politici.
6 Con la collaborazione di Rossella Renzi e Nina Sadeghi.