Sparire di Giuseppe Nava ⥀ Passaggi
Per la rubrica Passaggi, il consueto appuntamento settimanale prosegue con la prosa breve di Giuseppe Nava dal titolo Sparire. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Silvia Mengoni, Rumore bianco, 2020.
Lui è come se, da un certo punto in poi, avesse cercato di sparire. Ha cambiato città. Ha tolto il nome dall’elenco telefonico, dalle intestazioni, citofono, bollette. Immerso sempre più in un rumore uguale e continuo, di motori a giri costanti. Anche durante il sonno, i pasti, o qualche rara passeggiata. Il nome scomparso, il corpo svanito nel rumore, non ne senti i passi sul cemento, né i borbottii della pancia, né colpi di tosse o starnuti, figurarsi il cuore (come se dovesse certificare qualcosa).
Poi però c’è la questione dell’inerzia. Non puoi pretendere di spostare una massa così grande di ricordi in uno spazio senza dimensioni. Finisce contro la murata, ci si appoggia addosso lenta e inarrestabile, piegando pian piano l’armatura del cemento, la portante, la colonna vertebrale, fino a quando si può piegare. Coefficienti di elasticità mai calcolati sotto la spinta di tale portata di peso morto.
E infatti poi qualcosa si è incrinato. L’onda ha superato abbondantemente l’occhio di Plimsoll. Sfogava nel sonno a bestemmie, bruxismi, apnee, quello che nel giorno sfregava gli occhi, incrinava la voce. L’onda ha preso una curva vertiginosa. Non basta il deserto o la foresta o la metropoli; la sparizione richiede di non avere pendenze o conti in sospeso – è così che nascono gli spettri.
Estremannte complicate le operazioni per entrare nell’appartamento. Infatti, dopo aver constatato l’impossibilità di abbattere la porta blindata d’ingresso dell’abitazione, situatata all’ultimo piano, il sesto, del grande edificicio all’angolo tra via Friuli e piazza Libeertà, hanno dovuto scegliere un’latra strada per entrare nell’alloggio, cioè una finestra. Per questo è stato necessario l’impiego di una autoscala che giunta sul posto ha attirato in breve l’attenzione di numeorsi passantio che hanno assistito con lo sguardo rivolto in alto al lavoro dei pompieri. Il traffico nel frattempo è stato chiuso grazie alla collaborazione della Polixzia municipale. Solo grazie all’uso della scala telescopica hanno potuto entrare nell’appartamento dopo aver forzato una finestra. Aperta la porta dall’interno, i sanitari chiamati nel frattempo, non hanno potuto far altro che constare il decesso dell’uomo imputandolo a cause naturali.
(da «Il Piccolo», 15 giugno 2016)
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Giuseppe Nava
Giuseppe Nava (Lecco, 1981), vive a Trieste. Ha pubblicato "Esecuzioni" (d’If, 2013; premio Mazzacurati-Russo), "Nemontemi" (Prufrock Spa, 2018) e "Le attese" (Vydia 2021; premio Lucini). Suoi testi e traduzioni sono presenti su varie riviste e siti, tra cui «InPensiero», «Nazione Indiana», «Poetikon», «Utsanga». È stato uno dei curatori dell’antologia "L’Italia a pezzi" (Gwynplaine, 2014). Collabora come redattore alle riviste «Bollettino ‘900» e «Charta Sporca».