L’essere umano si caratterizza da un fattore molto particolare che negli ultimi secoli si è consolidato all’interno della società e della mente, seguendo l’andamento della contemporaneità: la dipendenza. La collana Metronomi, edita da LiberAria, indaga le strutture sociali attraverso le declinazioni della dipendenza nei comportamenti quotidiani e nelle attitudini che nella maggior parte dei casi diventano indispensabili. Tra gli oggetti e i prodotti di cui l’uomo si è circondato, c’è fra tutti qualcosa d’incorporeo di cui non può fare a meno: raccontare le proprie storie o ascoltare quelle degli altri, ancora meglio immedesimarsi nei personaggi, reali o no, ritrovandosi a vivere le loro avventure. La narrazione, infatti, è il bisogno atavico dell’essere umano, crea senso e significato all’esistenza stessa aiutando l’uomo a orientarsi ed elaborare la realtà. Il rapporto di dipendenza vitale tra l’uomo e la narrazione ha raggiunto attraverso l’evoluzione dei mezzi, dalla parola orale alla scrittura su carta e poi al cinema, livelli esponenziali grazie soprattutto alle serie televisive.
La dipendenza dalle serie Tv è al centro del saggio Addicted. Serie Tv e dipendenze curato da Carlotta Susca, dove in cinque capitoli i redattori esaminano in dettaglio, con un linguaggio maneggevole, i vari gradi delle dipendenze all’interno delle serie Tv, fornendo al lettore punti diversi di osservazione e riflessione. Leonardo Gregorio analizza, all’interno del capitolo Le altre vite del cinema, la trasmigrazione dei mondi e dei personaggi del grande schermo all’interno del sistema seriale attraverso tre recenti serie televisive, Ash vs Evil Dead, Minority Report e Fargo che amplificano, puntata dopo puntata, il tempo della narrazione e il godimento dello spettatore di fronte alle avventure dei protagonisti cinematografici.
Con l’avvento del sonoro nel cinema, l’immagine è diventata sempre più dipendente dal rumore e dal suono che nel caso delle serie tv, come rivela Michele Casella nel capitolo Il ritmo delle storie, intrecciano la loro potenza con la narrazione entrando a farne parte attivamente sia come elementi narrativi, come nel caso di Twin Peaks, sia disegnando i contorni delle scene aiutando così lo spettatore a orientarsi nel mondo narrativo come in The Knick, o narrativizzando strutture sociali come in Gomorra.
La capacità delle serie tv di amplificare le storie in un tempo infinito si basa su una struttura narrativa forte e accattivante, dove la narrazione verticale che inizia e termina in ogni puntata, s’interseca con quella orizzontale che prosegue invece per tutta la stagione, spiega Marika Di Maro nel capitolo La trama e il personaggio, portando avanti l’arco di trasformazione di ogni singolo personaggio come nel caso dei protagonisti di The big bang theory.
La dipendenza dello spettatore verso le storie personali dei personaggi è innescata peraltro da una corrispondente dipendenza affettiva dei protagonisti che, nel caso di alcune serie tv, avvia e giustifica la narrazione creando le tensioni di euforia e disfonia, scala timica utilizzata da Jacopo Cirillo per analizzare nel capitolo Love Addicted le serie: The Affair, Fleabag e Love.
Sebbene le serie tv si caratterizzino da un tempo illimitato della narrazione, le storie dei protagonisti trovano conclusione sia per questioni produttive, come per la serie Sense8 targata Wachowski, sia per l’attesa dello spettatore che dalla prima puntata per settimane, mesi o anni non desidera altro. La conclusione di una storia, però, è assai difficile da accettare per i dipendenti seriali, spiega Carlotta Susca nell’ultimo capitolo The end, quando il finale sperato per anni non corrisponde alle attese, come nel caso di How i met your mother, ma soprattutto quando bisogna lasciare andare i personaggi e le loro storie con cui per intere stagioni si sono creati dei legami emotivi. La dipendenza dello spettatore e la struttura narrativa circolare delle seri
e tv hanno però un forte ascendente sui produttori che in caso di finanziamenti posso riaprire le stagioni o crearne parallelamente delle altre: Spin off, Reboot o Revival come il terzo capitolo di Twin Peaks.
I curatori di Addicted tracciano con attenzione e semplicità una mappa dai confini permeabili all’interno delle serie tv senza cadere né nel manualetto didascalico né nel compendio accademico, dove la dipendenza tra spettatore e personaggi si rivela centrale se non necessaria. Una guida che non si conclude in se stessa, ma spinge i divoratori di storie a interrogarsi sui propri piaceri o ad avventurarsi nell’appagamento delle storie infinite armati di strumenti per comprendere in profondità le strutture seriali.
Articolo a cura di Sarah van Put
