Suona il piffero | spettacolo di teatro nomade (Scena I) – di Gunter Spiegelmann e Federico Burattini

Porto di Nocana, altezza scalo Vittorio Emanuele II

La folla è radunata attorno a un palco su cui troneggia il Sindaco Degli Amici, spalleggiato dal dottor Grattasperanze, assessore all’assessore alla Cultura.

SINDACO DEGLI AMICI: (anche se le sue parole sono abbastanza pompose, il sindaco Degli Amici parla come rivolto contro un muro. È assente, ogni tanto si guarda le punte dei piedi, e invece di tuffare i suoi occhi nella platea osserva distrattamente pali e reti metalliche attorno a lui. Sullo sfondo, un porto spettrale, dove le luci sono tutte spente e i cantieri all’orizzonte giacciono in stato d’abbandono)

Cittadini Nocanani, del mare e della terra. È un piacere aprire questo giorno di festa e dare spazio all’evento degli eventi. Le grandi celebrazioni per la nostra fondazione, avvenuta, per mano di fieri e orgogliosi coloni, esattamente 2400 anni fa. Siamo una straordinaria città, una città operosa che ancora non ha perso la sua leadership territoriale e anzi non smette di ammodernarsi, ingegnarsi, mostrarsi innovativa, spavalda, audace nel progresso e coraggiosa nei cambiamenti strutturali. Le nostre virtù di polo produttivo e tecnico ci pongono ancora all’avanguardia regionale.

E poiché già prima della Gloriosa Roma, in epoca così suol dire “preromana”, le nostre virtù brillavano di splendore e forza e la nostra fierezza indipendente plasmava le nostre radici, quest’oggi, noi dell’amministrazione Delgrandecetomedio, abbiamo chiamato a radunanza i più accorti manager culturali del nostro entourage e i più brillanti organizzatori di party territoriali e eventi artistici. Per dar vita a quella che sarà la celebrazione dei 2400 anni della nostra città che posa sul golfo contemplando, raccolta in se stessa, l’orizzonte.

2400 anni sono una cifra tonda. Dobbiamo perciocché rendere onore al nostro centro storico e alle sue attività commerciali. Siamo sempre, come amministrazione Delgrandecetomedio, alla ricerca di nuovi stimoli. Sempre attenti a calamitare fra le nostre vie un folto pubblico cui mostrare le nostre vetrine luccicose. Vogliamo superare, con brio, ottimismo e sensibilità, la giuntura economica negativa. E poi, finita la festa, tutto tornerà come prima amici e amiche. Gli ospiti se ne andranno e la città tornerà alla sua pace e alla sua tranquillità. Ma oggi, Nocanani, godiamoci questo ben delimitato e istituzionalizzato giorno di festa!

[Applausi]

E siccome non capita tutti i giorni di spegnere belle candeline, per festeggiare abbiamo chiamato, come sapete, ché l’abbiamo scritto ovunque, affisso su tutti i muri, anche oltre le mura, abbiamo invitato una grande star: La Pifferaia! Con chi, se non con questo astro del firmamento musicale internazionale, potevamo aprire la Festa del Mare, la Festa della Grande Fondazione? Non è vero, caro assessor Grattasperanze? La cultura, con questo evento a Nocana, farà un bel balzo in avanti, giusto?

[Applausi]

ASSESSOR GRATTASPERANZE (Veste in gessato grigio e camicetta a righine impiegatizie. Una patina di sudore ghiacciata gli fodera la fronte. Ha le guance paciose ma muove la testa a scatti, gli occhi sembrano punte di trapano in cerca di nemici da perforare. Nel complesso, ha il portamento goffo e involuto di un animo complessato e inacidito dalle riunioni di partito)

 La ringrazio signor Sindaco Degli Amici. Raschiando raschiando il fondo dei fondi, un po’ di qua, un po’ di là, anche dalla Comunità Europea, grazie alla nostra occhialuta task force, esperta in fund raising e ninja marketing, siamo riusciti a trarre fuori il giusto compenso, affinché la magica nostra artista potesse essere accolta fra le mura cittadine e potesse rischiarare con la sua ugula questo cielo che negli ultimi mesi pare essersi incupito. Solo l’arte e il canto che piace a tutte le famiglie potranno portare il giusto stimolo e un pizzico di ottimismo!

Abbiamo così operato per il bene del territorio, così brigato e grattato, acciocché l’astro musicale del Mediterraneo, la mitica e quotatissima Pifferaia, vincitrice di awards a bizzeffe, potesse esibirsi qui da noi e fare da volano al nostro credito culturale, nella provincia e nella regione, ma – che dico? – nell’interregionale centro Italia tutto!

Mentre la folla inizia a spazientirsi, da lontano (direzione arco di Traiano) arriva un suono di nacchere e tamburelli

 PRESENTATORE (È piazzato a fianco dell’assessor Grattasperanze e del Sindaco Degli Amici. Ed è abbigliato in maniera vistosa, con giacca a fiori, occhiali da sole e bermuda con stavaletti)

Mi permettano lor signor Sindaco Degli Amici e signor Assessor Grattasperanze, mi scusino, non me ne vogliano, ma arriiiva! Eccola, eccola che arriiiva, finalmente! Su, pubblico, un applauso!

[Applausi increduli]

 Ohilà, sentite che bella musica, e guardate, guardate, si vedono già: che bei costumi, e che bei colori!! È lei, la Pifferaia… ma con chi è? Ohibò, ma questa è una graditissima sorpresa! E senza chiederci nulla: s’è presentata accompagnata, non è venuta da sola, ma, sì, è così, lo vedete anche voi: è accompagnata da una band, ma certo, è la sua banda, la sua band di musicisti. Eh già, eh già, le pop star non girano mai da sole, e lei, che è la star della pop star, lei, che è la più quotata, lei, che è l’autentico fenomeno della rete internet! Miliardi di views, milioni di iscritti al suo canale youtube, e followers e amici e chi più foto ha, più ne metta su flickr: scattate, scattate e postate, sul sito del Comune, su, forza, abbiamo attivato apposta, per l’occasione, un’app, un’app fatta apposta: La Pifferaria.

[Tempesta di click]

Insomma, sentirete che ugola pirotecnica: la gente e le famiglie, voi, la amate e la ammirate, n’è vero?

FOLLA: Scì, oh! Però, ade’, fa’ parla’ lia, oh babalo’!

Risate

PRESENTATORE (con voce baritonale, facendo finta di nulla): È lei amiche e amici, è la regina della notte, la mattatrice dei beach party, la più applaudita di tutta Europa. Su le mani, su le mani! Eh!

Si accendono faretti colorati e altre luci stroboscopiche.

La musicista e i musici arrivano, l’una suonando il flauto e gli altri danzando.

Con l’ingresso in scena della Pifferaia, faretti e luci stroboscopiche si fulminano improvvisamente.

La folla le fa largo.

LA PIFFERAIA (Intorno agli occhi è truccata con colori densi e pastosi e questo conferisce al suo sguardo un’attrazione ipnotica e una sensualità fuori dal tempo. Mentre parla fa ampi gesti con tutto il corpo, disegnando nell’aria la sua storia. È vestita di stracci e ai piedi ha due stivali di gomma, da alluvionata)

Il vento vi benedica, Naconani, quanto sono felice! Il mare luccicava come l’argento e di lino erano le nuvole, oh che strano viaggio… che viaggio difficile che è stato… non m’era mai successo di rischiare d’impazzire, mai, attraversando nessuna frontiera, ma mentre varcavo il confine della vostra città, qualcosa di spaventoso e bellissimo m’è successo. L’acqua sotto i miei piedi stava per inghiottirmi, nuovi amici si sono uniti a me e una sensualità profonda e lontana m’è entrata negli occhi..

[Brusii]

Vi racconto, ora, per filo e per segno, cosa è successo dalla mia partenza..

[I musicisti si inchinano e improvvisano una melodia gitana]

Il mio viaggio è iniziato dal porto del Pireo. Sono salita su uno strano traghetto. Viaggiavo da sola. Accanto a me vedevo solo marinai e personale di bordo e poi camionisti che stavano attraversando il mare col loro tir lasciato nel ventre dello scafo. Non c’erano altri passeggeri, sembravo io l’unica ospite. Mi divertivo, mi annoiavo, cantavo fra me e me e non parlavo con nessuno…

Poi all’alba, ieri mattina, tutto ha iniziato a vorticarmi intorno. D’improvviso. Ero a poppa a respirare, ho visto i tetti delle vostre case all’orizzonte, ho avvistato la vostra città. E mentre ne scorgevo le torri e le macchie boscose, qualcosa m’è successo. Calda come un vento che porta la promessa dell’estate, mi ha attraversato la sensazione che stessi tornando a casa… nel luogo dove avevo passato la mia infanzia… ero lì che mi interrogavo, mi lasciavo trasportare dai venti, tendevo le braccia per afferrare i lontani profili cubici del vostro mondo… quando… a quel punto, ecco che il mare s’è fatto viola come il vino, le nubi di lino si sono addensate nel cielo a formare un coperchio grigio e granitico ed è divampata un’orribile tempesta. Le onde si sono alzate ed erano formose come colline che franavano. La nostra nave ha iniziato a ballare, e noi tutti, io e un gruppo di marinai e camionisti, siamo finiti in balia del mare, non riuscendo a metterci al riparo da nessuna parte. Tutto è successo alla velocità di una saetta: eravamo in coperta e siamo stati scaraventati in mare da una cascata d’acqua fragorosa.

[Brusii]

La nave si allontanava oltre le grandi onde gonfie e spumose e io e i marinai spersi in mare abbiamo iniziato a nuotare, urlavamo, piangevamo, ma non c’era nessuno a venirci a salvare e solo il grigio del cielo e il gelo del mare profondo inghiottivano i nostri occhi e i nostri corpi. Poi, d’incanto, tutto s’è placato, le nuvole si sono aperte e sono svaporate via e il turchino del mare è tornato a confondersi con quello del cielo, del cielo alto sopra di noi. C’erano delle scogliere in lontananza, degli atolli ricchi di molluschi e rocce dai riflessi dorati e i marinai hanno iniziato a sbracciare e a nuotare, con fuga e rabbia, sospinti dalla cieca gioia di poter vivere ancora..

ASSESSORE GRATTASPERANZE (che per superare l’agitazione esibisce una sicumera caricaturale): Forse la nostra amica è stanca, o parla per metafore. Gioca, scherza, ci prende in giro! Non è vero? (senza aspettare la risposta, di filato) Da quel che ci risulta, il viaggio è stato agevole, sicuro e confortevole, su un bel traghetto, veloce, e tutti sono arrivati a destinazione sani e salvi, ma soprattutto asciutti. L’accomodamento è stato ottimo e tutto s’è svolto secondo i canoni qualitativi del nostro pregiato festival. Ma lasciamola pure parlare, ascoltiamola, prego, prego, seguiamo i suoi giochi…

PIFFERAIA: E mentre ci avvicinavamo, sulle isole, come fossero spuntate da sotto la terra, sono comparse delle sirene ed esse cantavano e la loro voce era melodiosa come una fonte d’acqua che zampilla e quel canto spingeva i marinai e anche me a nuotare con rinnovata foga, con accresciuta speranza, verso quelle coste scogliose, verso quei faraglioni rimbombanti di flutti. I marinai e i camionisti, che erano più forti di me, nuotavano veloci e prima di me hanno raggiunto le scogliere. Lì si sono aggrappati agli spunzoni di roccia, come fossero foche … Sono saliti sugli atolli. Hanno raggiunto le sirene che con la pelle bianca e il ventre morbido sembravano fossero lì ad aspettarli. Le loro code squamose, che erano levigate e morbide, come grandi labbra carnose, poste a custodire i loro sessi, odorosi d’alghe. Aspettavano i nuotatori, le sirene, lisciandosi i capelli e sfiorandosi la coda e i seni e quando i naufraghi le hanno infine raggiunte, ecco che tutti hanno iniziato a fare l’amore.

 [Brusii sempre più sostenuti. Si alzano alcuni sghignazzi da qualche punto  defilato]

FOLLA

E na nànànànà! E ‘mbè?

[Arriva in fine una pernacchia, rotonda, ben modulata.]

PIFFERAI: Sirene e camionisti e marinai si stringevano in amplessi che sembravano sempre più stretti, sempre più profondi, sempre più carichi di umori guizzanti e profumati. Ed io, che mi ero attardata fra la spuma del mare, li osservavo immersa nell’acqua salina. Vedevo la scossa elettrica che la carne scatena nella carne, ma io in quell’orgia non ho voluto né potuto tuffarmi e non ho trovato nessun compagno con cui fare l’amore, con cui giocare. E così, amici, ho iniziato a piangere. Ho pianto lacrime più amare del mare, più salate del sale. Tutto si è fatto buio intorno e dentro me e il mondo mi pareva una cucitura di vetrate smerigliate. Sono uscita di senno.

ASSESSORE GRATTASPERANZE (La sua postura è sempre più legnosa): Ah beh, certo, l’Odissea! Sì, certo, il canto delle sirene…

 PIFFERAIA: Oh miei amici, oh amiche mie, così disperata mi vedevano le sirene, mentre me ne stavo immersa tra i flutti salati a piangere e a guardare il cielo con occhi infranti di luce scagliata, che per consolarmi hanno interrotto i loro amplessi. E tutte insieme, mentre coi loro corpi sottomarini ancora erano avvinte ai miei amici, mi hanno annunciato con un canto melodioso che il mio viaggio sarebbe dovuto proseguire. Mi hanno detto che sarei arrivata in una città in preda a un morbo invisibile, terribile, spietato e che assieme ai miei marinai avremmo dovuto liberare quel luogo con la nostra musica… e che i miei amici, i camionisti e i marinai, sarebbero venuti con me, perché l’aver fatto l’amore con le sirene li aveva tutti trasformati in musicisti.

 [Brusii]

FOLLA: Oh, sccch, sta’ ’n po’ zito, te! Voi vede’ che c’ha ragio’, la papessa?

PIFFERAIA: … a quel punto ho visto passare un gommone pieno di gente, ho fatto segno e loro si sono avvicinati… il capo mi ha fatto accomodare sulle sue ginocchia, così mi sono addormentata. E mi son risvegliata qui, in questo porto ai piedi di un colle, all’ombra di un arco, insieme ai miei musicisti.

 FOLLA:

Ma che stai a di’?

Cala giù da quel pajaro!

Oh esaurita!

Oh pervertita!

Ma chi te credi da esse?!

Te hai visto tropi pornazi, queli co’ j animali!

E ’na madona, adè scoperàne solo gli amigi tua!

Ma che bomba c’hai, aohhhh!!!!

Te le sonamo noi, ade’!

Ah ah ah!

Il Sindaco e l’Assessore si abbracciano e si sbracciano per calmare la platea ormai irrefrenabile

 FOLLA (rivolta a loro):

Basta! S’e’ i soliti buffoni!

Non ne fé una drita!

Ande’ a fadiga’!

Qui c’è gente che paga le tasse, oh!

Vulemi esse’ come tuti ji altri, nialtri, nurmali!

Oh, semo la cità d’in do’ parti’ ’n imperatore! Ave’ capito?

Basta con ’sta pajiacciata! Vergogna!

Ma chi è ’sta scema? D’in do’ l’ave’ presa?

Semi un capoluogo de regio’, basta co’ ’ste figure de merda!

Alla gogna! Alla berlina!

 Urla, rinnovato strepito di pernacchie. Volano anche pacchetti di sigarette accartocciati.

La folla si sparpaglia scuotendo il campo e ridendo sarcastica

 La Pifferaia e i musici senza curarsene iniziano a suonare e a procedere verso il teatro delle Muse. Si avviano verso piazza della Repubblica e qui incontrano un banchetto di due pescatori, uomo e donna, che vendono seppie con brodo nero.

 La Pifferaia si ferma, e si accosta ai banchetti dei pescatori.

 PIFFERAIA: Che cosa ve ne fate di questo liquido scuro? Questo brodo, così nero e denso, sembra… sembra… brodo di seppia, no? (toccandolo) È pure appiccicoso.

PESCATORE UOMO: Eh, amiga mia, qua el brodo nero nun passa mai de moda. Ce n’è quanto te ne pare, ce esce dalle ’rechie oramai. La gente de ’sta città nun smette de compralo. Nun è che è tanto bono da magna’, però va sempre via come ’l pa’, ’sto brodo nero ’n ’te stà città!

PIFFERAIA: Davvero? E se non ci mangiate, allora che ci fate? L’inchiostro?

PESCATORE DONNA: Ah boh! Come inchiostro nun ze usa de sciguro. Segondo me, da quel che c’ho capito, la gente lo pija e se lo tiene in tel frigorifero. Però non lo magnane, se lo tengono solo in caso de necessità. El brodo nero non scade mai, dura e resiste al caldo al freddo, e allora è mejio avecce un po’ de nero vischioso drento casa, che nun avecce gniente.

PIFFERAIA: Quindi è una cosa da tenersi vicino? È come la borsa dell’acqua calda. O come una coperta.

PESCATORE UOMO: Eh, c’è caso, scì, io coll’acquetta nera delle seppie ce faccio i gragrarismi per esempio, cuscì c’ho la boca sempre bela, smaltata de nero, prima de dire qualcosa. Ormai me ce so’ abituato a ’sta brodaja, è come ’na bandiera. Anzi, cum’è che digevi? ’Na coperta!

PESCATORE DONNA: È come il cagò, capito? E ’na sustanza nutriente ’sto ’nero. Un papò de pesci e d’acque scure, de acque de sapore un po’ semplice, un po’ salato e un po’ dolciastro. Alla gente de ’sta città je piace un bel po’.

PIFFERAIA: El cagò? Cagò mi fa venire in mente la cacca: vuoi forse dire lo scarico delle fogne? In effetti, arrivando, dal mare, abbiamo visto che sulla costa, sotto il duomo, c’era una chiazza marrone sull’acqua e che ci volavano sopra i gabbiani. Senti, dammi per favore da bere questo brodo. Te lo pago quanto occorre.

La pifferaia prende in mano un mestolo di nero di seppia e lo beve tutto d’un fiato. Si ritrova con le labbra foderate di nero, tutta sbrodolata. Resta perplessa, quasi distratta da altro. Quel sapore non le ha lasciato nulla dentro.

Intanto la folla dei passanti è incuriosita dall’attrazione della Pifferaia per il liquido nero che loro amano tanto. La osservano, adesso, con maggior tenerezza, con maggior rispetto e comprensione. Sembra che lo scetticismo e lo sguaiato sarcasmo di poco prima siano già stati dimenticati.

Sindaco e Assessore intanto si sono dileguati.

La Pifferaia e i musici iniziano a suonare e a procedere verso il teatro delle Muse.

 FOLLA: Oh andamoje dietro! Andamo a vede’ ‘n do’ ce porta sta matta

 La folla, sparpagliata, li segue

 [Continua]