Tecniche di nascondimento per adulti ⥀ Carmen Gallo
Pubblichiamo alcuni estratti da Tecniche di nascondimento per adulti di Carmen Gallo, uscito per Italo Svevo Edizioni, nella collana Biblioteca di Letteratura Inutile, nel 2024. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
ESSERE ALTRO
In fin dei conti, la tecnica più sicura per nascondersi è quella di diventare qualcos’altro più che qualcun altro. Essere altro. Mimetizzarsi con i luoghi, le cose, le situazioni, le intenzioni.
Abitare più o meno silenziosi gli interstizi, gli stipiti, gli angoli, i doppi fondi, gli spazi laterali, più remoti del quotidiano. Scovare luoghi sicuri nell’impossibile, nell’impensabile.
Essere altro, però, è una questione teorica troppo complessa, e noi vogliamo offrire esempi pratici. Per questo presentiamo qui casi di studio per i quali sono state raccolte testimonianze dirette. Potranno offrire spunti per esercitazioni pratiche, ma per eventuali danni a cose o a persone decliniamo ogni responsabilità.
Essere altro # 1
Una volta, ma sarà capitato a tanti, sono diventata un soffitto. Ci sono riuscita a furia di fissarlo. Ho provato prima distesa sul pavimento, ma era scomodo, poi sul letto ed è andata meglio. Non c’era il rischio di essere calpestati ed era più pulito. Dopo una prima fase di entusiasmo, in cui mi sentivo piuttosto bene, mi è presa una certa smania di perfezione e ci ho messo una settimana a essere una superficie bianca vagamente regolare, a diventare ogni screpolatura dell’intonaco, il giallo-verde delle macchie di umido, il buco sgretolato da cui pendeva il filo del lampadario, fino agli angoli impolverati dai ragni. Lì mi sono fermata perché volevo essere un soffitto e non confondermi con le pareti.
La vita da soffitto però non è granché. In pochi ti guardano e quelli che lo fanno si aspettano qualcosa. Alcuni avrebbero voluto vedermi cadere, crollare su di loro in grandi blocchi. Altri avrebbero voluto che mi allontanassi per fare più spazio perché gli mancava il fiato, oppure che scomparissi per guardare tutto il cielo. Alla fine dopo un po’ ho smesso di essere un soffitto. Va bene per nascondersi, ma non troppo a lungo. Mi sentivo uno schermo inerme, sempre esposto agli occhi degli altri, su cui ciascuno proiettava i suoi pensieri. Non avevo voglia che mi guardassero tutto il tempo, senza nemmeno vedermi.
Essere altro # 3
Tra i venti e i trent’anni diventavo spesso una doccia. Non dico soltanto che mi rannicchiavo nella doccia (quello si può fare per tutta la vita), ma per alcune ore diventavo un cilindro impermeabile di vetro o plastica, con silicone bianco negli angoli per scongiurare le infiltrazioni, e l’acqua che cadeva dall’alto come dimenticata da qualcuno. Immobile, la testa perpendicolare al soffione della doccia, le braccia allungate dal flusso dell’acqua oltre la punta delle dita. Ogni umore trascinato al di là dello scarico metallico. Ho smesso dopo i quaranta, quando il corpo e la memoria hanno cominciato ad avere troppe crepe, e l’acqua si infiltrava e gonfiava tutto, e rischiava di allagare il bagno e l’appartamento, di farmi crollare al piano di sotto.
Essere altro # 12
Ho provato molte volte a essere una storia. Nascondersi in una storia è un’abitudine diffusa, e tutto sommato è una buona soluzione. L’ideale però è nascondersi nella storia di qualcun altro, che non somigli troppo alla propria. Bisogna stare attenti a non diventare la propria storia, che è il luogo più claustrofobico e buio e pericoloso in cui nascondersi. C’è come una sostanza densa che si accumula e occupa tutto lo spazio fino a quando non si riesce più a muoversi o a respirare. I pochi sopravvissuti raccontano che è come le sabbie mobili. Più si racconta e più si sprofonda fino a quando la sabbia riempie tutta la gola.
Carmen Gallo ha pubblicato tre libri di poesia ora raccolti in Stanze per la fuga (La vita felice, 2025). Con Le fuggitive (Aragno, 2020), ha vinto il Premio Napoli per la Poesia. Come anglista, ha scritto il saggio sui poeti metafisici inglesi e ha tradotto opere di Shakespeare, Sidney, T. S. Eliot e Caryl Churchill. I suoi ultimi lavori di traduzione sono La terra devastata di T. S. Eliot (il Saggiatore, 2021) e Romeo e Giulietta di Shakespeare (Rizzoli, 2023). Ha curato un numero del «verri», Eliot dopo Eliot, dedicato all’influenza di T. S. Eliot sulla poesia italiana del secondo Novecento. Nel 2024 ha pubblicato il fototesto interamente in prosa (si fa per dire) Tecniche di nascondimento per adulti (Italo Svevo, 2024).