Toti O’Brien traduce Manuel Luna ⥀ Le vele – Poesia della traduzione 12
La rubrica Le vele propone le traduzioni di Toti O’Brien di alcune poesie del poeta salvadoregno Manuel Luna
Toti O’Brien traduce tre poesie del poeta originario di El Salvador Manuel Luna. Il tema del displacement, dell’assenza, della lontananza è caro al poeta, sia in termini di vissuto personale, sia come riflesso nella vita dell’altro: si delinea così un sentire empatico nella condizione di emarginati, dalla vita con le sue violenze, dalla rigidità delle strutture sociali, dall’impedimento della frontiera. Nomi, volti, vissuti che non hanno date e luoghi, che la storia quotidiana, accanto alla grande Storia umana, ci ripropone in ogni tempo.
(a cura di Rossella Renzi)
L’immagine di copertina, Quizá Sibilas Quizá Sombras, è stata realizzata da Toti O’Brien su ispirazione del testo Una mujer un vestido rojo di Manuel Luna.
La ragazza all’angolo di Temple e Alvarado
Credo che Silvana sia morta. Da mesi non la vedo
la ragazza che vive all’angolo di Temple e Alvarado
la ragazza che chiede soldi per vivere – sopravvivere
nel modo che a te e a me sembra il peggiore.
L’ho incontrata l’ultima volta al ristorante cubano.
Pranzavo, mi guardò e non ricordò la mia faccia.
Ma quel giorno ricordò ogni abuso subito prima
dal padre, poi dagli altri… e li andava ripetendo
a voce alta di fronte a ogni tavolo.
La cacciarono come si butta un pacco inservibile
e mi vergognai di tanto disprezzo.
La ragazza che la troppa droga ha annientato.
Una sera all’angolo di Temple e Alvarado
s’è avvicinata. L’ho chiamata per nome, Silvana Peña.
Si è stupita e aveva negli occhi una dolcezza
di bambina, adolescente, donna, e in cambio
di un dollaro mi ha ceduto il biglietto di cartone
che le hanno affibbiato all’Ospedale Centrale
col nome stampato, Silvana Peña, uno di quei
cartellini che attaccano ai piedi dei cadaveri.
Oggi Maria mi ha chiesto di cosa è morta Silvana.
Ho pensato che il viaggio fin qui l’ha uccisa, e questa
città, e la gente, e la vita, e ci ha messo un poco di suo.
La muchacha de las calles Temple y Alvarado
Creo que ha muerto Silvana, hace meses que no la miro
La muchacha que vive en las calles y esquinas de Temple y Alvarado
Esa muchacha que pide dinero para vivir, y sobrevivir
de la manera mas despreciable que tu y yo conocemos
La última vez que la vi – yo – almorzaba en ele restaurante cubano
Me miró y no recordó mi rostro, pero si recordó ese día, en voz alta
los abusos que habían comenzado a infligir
su padre y después otros hombres
Y los contaba frente a cada mesa, y la echaron afuera
come quien arroja un bulto inservible
y la sacaron con desprecio y me avergoncé
Esa muchacha aniquilada por cuanta droga encontró.
Una tarde hace tiempo en Temple y Alvarado se acercó a mi,
y la llamé por su nombre – Silvana Peña –
Y se extraño y su rostro y sus ojos
se llenaron de esa ternura de niña, de adolescente, de mujer
Y en cambio de un dólar me obsequió de una etiqueta de cartón
que le dieron en el Hospital General, ahí estaba escrito su nombre Silvana Peña
era esa contraseña que amarran a los pies de los cadáveres.
Hoy, María me preguntó de que crees que murió Silvana
y pensé, la mató este viaje que hizo a esta ciudad,
y sus gentes, y la vida y ella se ayudó un poquito.
da Poemas “Recientes”, Asterisco, 2004.
⥀
Dov’è il luogo che cerchi
Per dire da dove vengo ho inventato città.
Per non credere di aver sbagliato pista
o di avere immaginato falsi segnali, ho annidato
tra quelle strade il senso del viaggio.
Vivere in quei luoghi fu duro, eppure ho intessuto
giorni eterei. Pochi sanno quel che accade
a chi cerca altrove il suo posto. Perché la vita
dentro è questo e la tua, fuori, un’altra cosa.
Oggi per avere un paese invoco, invento nomi
e ritraggo volti, vado in cerca di fatti e di date.
Tutto resta fuori portata: case incastrate
in fondo a strade di pietra.
La città mi sta stretta, è una gabbia.
Fingo amici e conosco chi non vorrei
come deve chi vuol appartenere ad un luogo
dopo aver ottenuto un visto permanente.
Giungo a un angolo del ponte. Qui, alcuni
si celano per vivere. Sto con loro.
Ogni tanto guardano il cielo.
Un vicino vuol sapere quando sono arrivato
quando e come è finita la guerra. Gli rispondo
che c’erano soltanto morti e altri morti.
È da questo che fuggo.
Per spiegare da dove vengo, invoco
invento nomi e ritraggo volti.
Pochi sanno quel che accade
a chi cerca altrove il suo posto.
Donde esta el hogar buscado
Para decir de donde soy, he inventado ciudades
Y para no sentir que me equivoque de rumbo
Que las señales que imaginé no eran erradas
Inventé entre sus calles el sentido de este viaje
Aunque fue brusco existir en ellas, construí días diáfanos
Nadie advierte que sucede a: los que buscan el hogar en otros rumbos.
Porque una cosa es la vida en mí
Y otra que es la vida allá y tú en ella.
Hoy para tener un país: Nombro, invoco, invento
Retraigo rostros
Pregunto por fechas y escenas
Distante queda todo: casas empotradas en calles empedradas
Esta ciudad es estrecha o fue una trampa
Finjo amigos y conocí, a quienes no debí conocer
Qué será necesario, para sentirse, de algún lugar
Después de rendir cuentas a visados permanentes.
Aquí vengo en este rincón del puente
Hay hombres ocultos aquí y voy con ellos
De vez en vez miran al cielo
Mi vecino me pregunta:
Cuándo llegaste, cuándo terminó la guerra y cómo terminó
Respondo que: solo hubo muertos y más muertos.
Porque de eso venía huyendo.
Para decir de donde soy, y tener un país:
Nombro, invoco, invento, retraigo rostros
Nadie advirtió que sucede a:
Los que buscan un hogar en otros rumbos.
da Voladero, Asterisco, 2018.
⥀
Una donna, un vestito rosso
Mi ricordo solo il vestito che portava
vecchio stile, con paillettes rosso fuoco.
Era entrata illegalmente e ora
faceva la cameriera, servendo alcool e birre
in un bar tra Western e Pico.
Pagò un trafficante perché il figlio
a sua volta passasse
la frontiera. Ma qui il figlio
non arrivò mai.
Nessuno lo vide.
Così lei beveva ogni sera
e aveva allucinazioni.
Una notte uscì di casa correndo
bussando a ogni porta
giù, giù per il viale senza fine.
E bussava e
chiedeva del figlio a se stessa
perché nessun altro ascoltava.
Se poi è morta, non so.
Stasera mi sembra di vederla
e risento le voci di altre donne
forse morte
forse ancora vive
sofferenti
impazzite, forse
sparite.
Non avevo mai visto il dolore estremo
quando invade l’anima
e annienta la ragione.
Non so, quelle donne, quelle voci
insensate cosa tentassero di dire
se annunziassero la propria morte
o la morte, o la vita. Forse
erano sibille di questa vita, forse ombre già morte.
Una mujer un vestido rojo
Solo recuerdo vestía un antiguo vestido
color rojo de lentejuelas incandescentes
Había cruzado la frontera clandestinamente
Trabajaba de mesera sirviendo tragos y cervezas
en un bar de la Western y la Pico Union
Después contrato a un traficante de gente
para cruzar a su hijo clandestinamente la frontera
Su hijo nunca apareció
nunca lo encontraron
nunca llego a su lado
Bebía todas las noches
Y comenzó a padecer de alucinaciones
una noche salió corriendo de su casa
tocando puerta por puerta
corrió y siguió corriendo por esa avenida interminable
Tocaba puertas y puertas
Preguntándose a ella misma, por su hijo
porque la gente, ya no le hacia caso
No se, si ella habrá muerto
Esta tarde la he recordado
unto a otras voces de mujeres
quizá, ya muertas
quizá, llenas de vida
quizá, sufridas
quizá, delirantes
quizá, desaparecidas
Nunca había visto el dolor extremo
cuando invade la consciencia y el alma
y se convierte en locura
No se que trataban de advertir esas mujeres
esas voces delirantes
quizá avisaban su misma muerte
o la muerte o la vida
quizá eran sibilas de esta vida o sombras ya muertas.
da Poema fechados, Asterisco, 2015.

Toti O’Brien, nata a Roma e residente a Los Angeles dall’inizio degli anni ’90, è autrice di Other Maidens (BlazeVOX, 2020), An Alphabet of Birds (Moonrise, 2020), In Her Terms (Cholla Needle, 2021), Pages of a Broken Diary (Pski’s Porch 2022) e Alter Alter (Elyssar, 2022). Contribuisce recensioni e articoli su arte, cultura e società a varie riviste. Traduce poesia in italiano dallo spagnolo, dall’inglese e dal francese.
Manuel Luna è nato a San Salvador, El Salvador, nel 1955. È poeta, insegnante di scrittura creativa e di letteratura. Espatriato nel 1979, ha vissuto da allora tra il Messico e gli Stati Uniti, luoghi in cui si è delineata e poi svolta la sua attività artistico/didattica. Nel 2000 è stato invitato per la prima volta a tornare nel suo paese con l’incarico di svariati progetti per l’Università nazionale ed altre organizzazioni. Le sue opere sono apparse su numerose riviste letterarie e ha ricevuto premi da istituzioni accademiche ed enti culturali quali il National Endowment for the Arts e il California Arts Council. Tra le sue raccolte di poesia: Figuras, Equinoccio, Inventario Poético, Poemas Fechados en Tijuana, Poemas Testigos, Usulután Gente de Aquí y Allá Gente Mágica (prosa), Voladero. Tra i libri per bambini: Poemas del Zoo, Para Leer en Recreo, Niños en la Ciudad, Matilda y su tortuga Martuca, Mi gato Saramago.
Le vele. Poesia della traduzione 1
Le vele. Poesia della traduzione 2
Le vele. Poesia della traduzione 3
Le vele. Poesia della traduzione 4
Le vele. Poesia della traduzione 5
Le vele. Poesia della traduzione 6
Le vele. Poesia della traduzione 7
Le vele. Poesia della traduzione 8
Le vele. Poesia della traduzione 9
Le vele. Poesia della traduzione 10
Le vele. Poesia della traduzione 11