Trapezocrazia: il governo del banchiere ⥀ Dialogo con Vincenzo Comito
Un dialogo con Vicenzo Comito riguardo alla situazione attuale del governo italiano: si tratta di trapezocrazia?
Definirei trapezocrazia, dal gr. trapeza, il banco del cambiavalute, e kratos, potere, quindi il governo del banchiere, il sistema di potere che si è instaurato in Italia dal 4 febbraio 2021, da quando Mario Draghi, già direttore della Banca Europea, è stato incaricato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare il nuovo governo, votato da una grande coalizione comprendente partiti di centro-sinistra e centro-destra. La trapezocrazia, che potremmo considerare la variante istituzionale del finanzcapitalismo, si è imposta in Italia per ideare e gestire il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr o Recovery Plan), su cui ha lavorato la società di consulenza statunitense McKinsey.
(Valerio Cuccaroni)
Secondo lei, è appropriato chiamare trapezocrazia il governo di Mario Draghi?
Bisogna preliminarmente ricordare che tra gli studiosi più o meno di sinistra, mentre esiste un accordo quasi generale sul fatto che viviamo in un’epoca di sostanziale stagnazione economica, almeno nei paesi occidentali, le opinioni divergono invece su come definire in termini generali l’attuale modello economico e politico. In effetti i più si trovano d’accordo nel parlare appunto di epoca del capitalismo finanziario, un concetto che mette in rilievo la crescente importanza della finanza, delle assicurazioni e delle attività immobiliari (attività peraltro tra di loro fortemente interconnesse) rispetto alle tradizionali attività produttive/industriali. C’è chi invece preferisce fare riferimento al concetto di capitalismo delle rendite, laddove dei soggetti, i rentier, si assicurano i profitti monopolistici (rendite) che derivano dal controllo o dal possesso di risorse e di attività scarse. Infine c’è chi preferisce parlare di capitalismo estrattivista, definizione su cui non ci soffermiamo oltre per brevità. Sarebbe anche interessante analizzare le convergenze e le differenze tra i tre modelli. In ogni caso, va sottolineato che nei vari paesi occidentali è al potere una ristretta oligarchia nazionale, collegata peraltro strettamente di solito a quella degli altri paesi e che certamente Mario Draghi appare un rappresentante organico a tale oligarchia. Non vedo controindicazioni, in questo ambito, nel parlare di trapezocrazia, se si intende almeno l’espressione in termini abbastanza larghi.
A partire dalla metà degli anni 90 e fino al 2016, secondo lavoce.info, «lo 0,1 per cento più ricco ha visto raddoppiare la sua ricchezza netta media reale (da 7,6 milioni di euro a 15,8 milioni di euro ai prezzi del 2016), facendo raddoppiare la sua quota dal 5,5 al 9,3 per cento. Al contrario, il 50 per cento più povero controllava l’11,7 per cento della ricchezza totale nel 1995, e il 3,5 nel 2016. Secondo il Crédit Suisse, nel nostro Paese, il numero dei milionari è cresciuto sempre più negli ultimi vent’anni: se nel 2000 erano lo 0,9% della popolazione, oggi sono il 3% della popolazione nazionale. Malgrado la pandemia attualmente sono 1.480.000 i milionari nel nostro Paese (187mila più del 2019): il 22.2% della ricchezza complessiva nazionale è nelle loro mani. La Repubblica italiana non si è trasformata già in un’oligarchia?
Certo, anche la Repubblica Italiana è retta da un’oligarchia. Sul fronte delle diseguaglianze, esse sono certamente cresciute da noi come nel mondo negli ultimi trenta anni; da qualche tempo anche autorevoli studiosi, da Piketty ad Atkinson, sottolineano con le cifre e le analisi dettagliate il fenomeno e suggeriscono i possibili rimedi per farvi fronte, mentre politici di tutti i paesi assentono gravemente sulla necessità di una riforma. Ma è da prevedere che nei prossimi anni non succederà nulla: le forze che reggono lo status quo sono troppo forti.
Il segretario della CGIL Maurizio Landini, all’indomani della vittoria delle elezioni amministrative da parte del Partito Democratico (PD), è tornato a chiedere ciò che chiedeva a marzo: la sinistra torni a rappresentare il lavoro. Dato che il PD è al governo della trapezocrazia non è un appello lanciato nel vuoto?
Mi sembra persino ovvio. Comunque, proprio in queste settimane i governi di Spagna e Portogallo, dove sono insieme al potere in un’alleanza difficile i socialisti da una parte, le forze di sinistra dall’altra, si trovano in un’epoca di grandi contrasti (quello portoghese probabilmente cadrà) perché le forze moderate all’interno delle coalizioni non intendono in particolare fare molto per migliorare la situazione del lavoro nei due paesi.
L’Europa attuale, senza una Costituzione né un Governo federale, è basata su accordi finanziari che il presidente della Banca Europea Draghi, nell’ambito della Troika, non ha esitato a usare contro la Grecia (2010) e l’Italia (2011). La fine della trapezocrazia dovrà necessariamente passare per la trasformazione dell’Europa in una federazione democratica?
Si, sarebbe indispensabile. Ma penso che non succederà, a mio parere la situazione europea sembra senza possibili sbocchi positivi.