Trieste (una luminosa giornata d’inverno) di Giovanni Blandino ⥀ Passaggi
La rubrica Passaggi dedica la sua pubblicazione di oggi alla prosa breve di Giovanni Blandino. L’editoriale della rubrica può essere letto qui
Illustrazione in copertina di Marta Goldin, Strade, 2018.
1.
Il treno solleva il suo vapore attraverso l’altopiano. È una luminosa giornata d’inverno e al di là del golfo compaiono nitide le montagne, le cime sono innevate. Tutto attorno le rocce sono aride e rugose e solo a tratti qualche chiazza verde ne interrompe il biancore. Prendendo una cartina geografica sarebbe semplice individuare la linea di confine: passa dove il terreno si eleva leggermente quasi a farsi monte prima di gettarsi dritto verso il mare.
Questo paesaggio viene osservato con attenzione da un uomo attraverso gli ampi finestrini del treno. L’uomo ha preso posto all’interno della prima carrozza – solitamente la meno frequentata –, non porta con sé una cartina geografica e col pensiero cerca quindi di disegnare la linea di confine su ciò che vede. Stringe nervosamente nella sua mano il manico di una grossa valigia che è adagiata al suo fianco. A volte l’uomo crede di riconoscere qualche dettaglio nel paesaggio – una pietraia, ad esempio, o l’ingresso di una galleria – e rilassa la sua presa sul bagaglio. Ma ciò che crede familiare si scopre, poco dopo, non esserlo affatto. La mano torna dunque in tensione sul manico.
Secondo i suoi calcoli, entro qualche minuto il treno dovrebbe cominciare la sua discesa verso la città. L’uomo con la valigia sta ora pensando a come vorrebbe festeggiare la fine di quella giornata. La sua mano lascia lenta la presa.
2.
Pochi minuti prima era salito in carrozza un secondo uomo, alto con una postura leggermente obliqua e un esagerato cappello a tesa larga in testa. Dai finestrini la luce pulita dell’inverno inondava placida il vagone – panche di legno, pavimento blu, tendine gialle di velluto, tutto era ben illuminato. L’uomo con il cappello aveva percorso l’intera carrozza lasciando diversi posti liberi dietro di sé e si era arrestato troppo vicino all’uomo con la valigia. L’uomo con la valigia, ancora senza sorpresa e quasi automaticamente, ne aveva dunque afferrato il manico sollevandola leggermente dal sedile, come a liberarlo.
Per qualche secondo non era successo niente. L’uomo con la valigia impedito dall’abbondante luce riusciva a vedere solo la sagoma scura dell’uomo con il cappello. Non un’espressione. L’uomo con il cappello era rimasto apparentemente immobile poi aveva sollevato la sua mano ad afferrare il corrimano sopra la sua testa. Così l’uomo seduto aveva riposizionato il suo bagaglio sul sedile. È stato in quel momento che l’uomo con la valigia aveva iniziato a osservare preoccupato il paesaggio, voltandosi verso il finestrino.
3.
Lo spicchio di mare che prima si intravvedeva sotto le montagne ora è scomparso, stranamente sembra che il treno stia salendo. L’uomo con il cappello è ancora in piedi, a pochi centimetri dalle ginocchia dell’uomo con la valigia.
L’uomo con la valigia decide di pensare che potrebbe trattarsi di un semplice frainteso. Torna dunque a guardare la sagoma di fronte a lui. Torna a sollevare il bagaglio che occupa il sedile al suo fianco. Questa volta però accompagna il gesto con l’altra mano, indica cortesemente il posto che si sta lentamente liberando, si schiarisce la voce, dice Prego.
Sono passati alcuni attimi. L’uomo con la valigia sente ora un formicolio caldo diffondersi rapido su tutta la pelle, in fronte avverte moltiplicarsi delle goccioline umide. Aspetto. Il suono era arrivato dalla sagoma che, subito dopo, aveva portato la mano destra sul cappello, sfilandoselo dal capo.
Mentre il cuore dell’uomo con la valigia aumenta il battito, la mente già soccombe. L’uomo lascia di colpo la presa sulla valigia, si sbilancia e quasi cade dal sedile. I suoi occhi vagano ora confusi sulla carrozza – due signore parlottano tra di loro, una si volta verso di lui –, lui si aggrappa al finestrino, guarda fuori.
Il mare turbina sopra imponenti rocce bianche: dentro le onde increspate si vedono i pesci, le alghe e il mondo sottomarino. Sotto ci sono pietrisco, sassi calcarei, massi crepati; tutto poggia sulle chiome di maestosi pini. L’uomo con la valigia si alza di scatto lanciandosi verso la fine della carrozza ma è costretto a un’andatura goffa dal pesante bagaglio che si porta dietro. Sfila sotto gli occhi delle due signore che parlottano. Il treno si inclina violentemente, i bagagli sulle rastrelliere sussultano, alcuni scivolano di qualche centimetro, l’uomo trascinato dalla sua valigia sbanda, l’angolo metallico del corrimano gli entra nella tempia. Cade la sua valigia dalla mano, un tonfo pesante. Ma non ne esce il contenuto.
L’uomo che fugge è steso faccia al pavimento e avverte il calore del sangue scorrergli sulla pelle. Si volta strisciando e cerca con lo sguardo l’uomo con il cappello. Lui è ancora lì, in piedi. Senza sollievo, l’uomo che aveva la valigia osserva la sagoma dai bei capelli grigi, ben curati e ordinati: ha rimesso il cappello in testa e guarda fuori dal finestrino. Poi la vista dell’uomo a terra si fa confusa, un gruppo di gente si chiude su di lui, qualcuno ha allertato un soldato che si dirige verso la carrozza.
Percorrendo larghe curve, il treno scende verso il mare. Trieste è là, dietro la città c’è il golfo, dietro il golfo le montagne innevate. Sull’acqua si increspano piccole onde, sembra quasi che ci si possano scorgere i pesci dentro. È una luminosa giornata d’inverno.
Chi volesse proporre prose brevi e illustrazioni per la rubrica, può inviarle a questo indirizzo email: RubricaPassaggi@argonline.it
Giovanni Blandino
Giovanni Blandino è nato alla fine degli anni Ottanta a Fermo, nelle Marche. Si occupa di comunicazione scientifica e cura l'ufficio stampa per un centro di ricerca a Bolzano. Viaggia in bicicletta e cammina in montagna.
Suoi racconti brevi sono apparsi su riviste e raccolte tra cui Colla, Nazione Indiana, Cadillac, L'Inquieto, The Catcher, Il Colophon, Passaggi (Argo libri). Insieme a Stefano Orsetti ha pubblicato Friedo, fumetto breve dedicato allo scrittore tedesco Friedo Lampe. Il suo manoscritto "Animali italiani" è stato segnalato dal comitato di lettura del Premio Italo Calvino XXXV edizione.