Da Unreel di Giuseppe Nava ⥀ Passaggi

La rubrica dedicata alla prosa breve Passaggi presenta oggi alcuni estratti dal libro di Giuseppe Nava Unreel (Zacinto, Manufatti poetici, 2024). L’editoriale della rubrica può essere letto qui

Immagine in copertina di Davide Gualtieri, Nelle parentesi detto è il sogno.

 


 

Lei nuota sott’acqua, un’acqua limpidissima, azzurra e trasparente. Dopo un poco riemerge.
In mare, dei delfini seguono una barca, nuotando velocissimi appena sotto il pelo dell’acqua.
Costume da bagno, occhiali scuri, lunghe treccine bionde, la ragazza si sistema sulla testa un foulard decorato con una fantasia di fiori. Sorridendo, prende la parte che avanza e la arrotola per stringere il foulard sulla testa, la arrotola molte volte e poi su sé stessa a formare una spirale sopra la testa.
La ragazza, in bikini nero, cammina in una stretta galleria scavata nella roccia gialla. Senza fermarsi indica un’apertura nella volta, poi arriva alla fine del cunicolo, che si apre su una caletta con barche e ombrelloni. C’è il sole e il mare è molto blu. La ragazza appoggia per terra qualcosa di azzurro che teneva in mano, e si toglie le infradito.
Sullo scoglio, attende l’arrivo dell’onda, poi si tuffa con una capovolta all’indietro e scompare nell’acqua.
Un grosso aereo di linea sta atterrando su una striscia di terra visibile a malapena sul mare tutto intorno. Sembra quasi che stia atterrando sull’acqua.
Su una piccola barca, qualcuno sta tirando a fatica una rete fuori dall’acqua gialla, fangosa. Diversi pesci sono impigliati nella rete. Quando la rete affiora maggiormente si vedono molti più pesci al suo interno, che agitano la superficie dell’acqua. Un’altra persona compare e aiuta la prima a sollevare la rete piena di pesci, che poi ricadono sul fondo della barca.
Non si vede il volto del pescatore, indossa una tuta azzurra con cappuccio. Sul ponte della barca apre il ventre di un grosso pesce, strappa filamenti e cartilagini, con le mani estrae la vescica natatoria

 

La casa è stata costruita molto vicino a un enorme albero, forse una sequoia. All’improvviso si vede una fiammata dall’alto, che scortica buona parte del tronco. Si sentono voci di uomini gridare e imprecare. Pochi secondi dopo la cima dell’albero e i rami più alti precipitano a terra e sulla casa.
Il braccio meccanico dell’escavatore colpisce l’ultimo lembo di cemento che unisce due campate di un ponte. Dopo qualche colpo il pezzo cede e la campata crolla in acqua, sollevando grandi onde e spruzzi. Subito dopo anche la campata di sinistra collassa, e poi anche quella di destra, dove c’è l’escavatore. Si intravede una figura scomparire nell’ondata. L’escavatore comincia ad affondare. Un uomo corre su un pezzo di ponte che affiora dall’acqua, guadagna la riva.
Potrebbe essere una cava, o un cantiere. Si vede dell’acqua poco distante ma la terra è chiara e asciutta. Il braccio di una pala meccanica, con due colpi, stacca dalla ripa un enorme masso che rotola alcuni metri e si spezza in più parti.
La gru muove rapidamente il braccio avanti e indietro per dare slancio alla palla da demolizione che vi è legata. I primi due piani dell’edificio accanto sono divelti, senza pareti. La palla colpisce uno dei piloni portanti. L’edificio collassa su sé stesso sollevando un polverone. L’autista della gru salta fuori di corsa dall’abitacolo.
Il condominio di sei piani si erge in uno spazio pieno di macerie, cemento e mattoni frantumati, tondini di ferro che spuntano dai detriti. Lo stesso condominio è parzialmente distrutto; mancano intonaci, infissi, intere pareti del primo piano. Un braccio meccanico si allunga e colpisce la prima colonna portante. L’edificio collassa e crolla.

 

La spiaggia è coperta di alghe e resti vari. In cielo, delle nuvole basse, grigie e nere, paiono arrivare dall’entroterra.
Due figure guardano una barca bianca scivolare giù nel mare per una riva scoscesa, che sembrerebbe appena franata. La barca scompare nell’acqua scura, grigia e sporca. All’improvviso, le onde si concentrano al fondo della riva e rapidamente si ingrossano, iniziano a risalire la riva, scavalcano degli scogli. Le due figure si allontanano di corsa, l’onda sale veloce e trascina con sé un’altra barca bianca, poi un’altra ancora. Si sente gridare, la camera inquadra il terreno, poi più nulla.

 

Qualcuno con un pennarello indelebile scrive “exit!” (o “exit:”) sulla maniglia metallica di una porta.

 

 

 


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Unreel
Davide Gualtieri, Nelle parentesi detto è il sogno.