Valentina Casadei illustra Antonio Casagrande | Mixis #13
Colpi di martello e musica nel tredicesimo appuntamento con Mixis.
L’atto creativo si fa forgiatura del nuovo e del mito. E così scintille di fuoco e ferro si incontrano attraverso la musica del tramonto raccontata da Antonio Casagrande e il collage metallico, ma sospeso su una spuma irreale, di Valentina Casadei.
Nascita del terzo tipo
Una musica triste si levava ogni giorno dal fondo della baia. All’imbrunire, fiati e archi da chissà dove disperdevano melodie minori nell’aria, all’ascolto distratto e stupito dei pescatori che tornavano al porto, fino ad arrivare ai contadini delle alture circostanti.
Un fabbro, che aveva la sua fucina nelle vicinanze del porto, un giorno fu ispirato dalla musica stessa a creare qualcosa di insolito. Volle osare di più, cercare di perfezionare la sua arte del ferro e del fuoco, forgiare qualcosa di talmente stupefacente da lasciarlo in eredità al suo primogenito, e a suo figlio dopo di lui.
Non avrebbe saputo rispondere, se qualcuno mai glie lo avesse chiesto, il perché avesse collegato la creazione delle sue nuove opere alla strana musica del tramonto. Forse aveva attirato il suo spirito, la sua immaginazione e la sua ambizione di creare qualcosa di duraturo. Ma chiedersi il perché, scrutare in maniera così maliziosa dentro di sé, non faceva per lui. Colpire col martello il ferro ancora rovente. Questo sì, sapeva farlo.
Ecco che arriva dunque l’ora tarda, la quale precede di pochi istanti la musica, che non tardò ad arrivare, benché resa quel giorno più difficile da udire a causa dei versi dei gabbiani affamati, che volavano nei pressi della spiaggia. Aveva pensato con eccitazione, per gran parte della mattinata, alla propria idea. Tutto era pronto. I primi colpi al ferro non sono precisi. Troppa agitazione nel suo pur esperto colpire. Credette di dover rinunciare, benché vide, infine, che la cosa prendeva sempre più forma. Ma più essa diventava definita, più evidenti diventavano gli errori…
Ben due creature nacquero dal ferro in quel giorno. Creature gemelle che avrebbero condiviso anche la ruggine di lì a poco, perché abbandonate dal fabbro irato e perfino spaventato da quella sostanza che pure aveva maneggiato per tutta la vita, il ferro. Ma che non corrispondeva a quella stessa ispirazione che credette di aver ricevuto dalle note dei fiati e degli archi.
Nessuno seppe mai con certezza da dove quella musica provenne. Semplicemente perché nessuno se ne interessò mai davvero, fino a cercare di scoprirne la fonte. Una concretezza schietta e attaccata alla terra, al mare, e alla sopravvivenza, solo questo motivava i poveri uomini della città sulla costa.
Una cosa però, cambiò.
Poco tempo dopo, un cuore di ferro, posizionato sulle rocce che sporgevano sulla spiaggia, scandiva il tempo, oscillando.