Venezia 79 ⥀ Fine primo tempo

Dalla 79ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, una breve rassegna delle prime otto giornate

 

Venezia 79 ha ormai fatto il giro di boa e si prepara ai suoi ultimi grandi eventi, tra cui la prima mondiale di Blonde con Ana de Armas nei panni di Marylin. Il concorso ufficiale non è mai stato tanto diversificato come quest’anno: All the beauty and the bloodshed, Un couple e The banshees of Inisherin lo hanno dimostrato gli scorsi giorni e probabilmente Blonde lo confermerà.

 

Venezia 79

 

Un punto di forza della Mostra è certamente il saper accogliere voci molto diverse, facendole dialogare e restituendo un’idea di cinema che si distacchi da narrazioni omologate e semplicistiche. In questo senso il solo documentario in concorso, All the beauty and the bloodshed, spicca per la maniera con cui si approccia alla giovinezza della fotografa Nan Goldin e al contempo alla sua lotta contro le big pharma. La regista ha intrecciato una linea narrativa con l’altra, come suggerisce il titolo (“la bellezza e lo spargimento di sangue”), intendendole come due lati complementari e necessari per ricostruire la figura di Nan Goldin come artista e donna, seguendola tra i ricordi e le fotografie di ieri e di oggi. Il punto forte del lavoro è la protagonista stessa, che non si nasconde dietro l’immagine dell’artista come avrebbe potuto fare, ma va a fondo nei ricordi, anche nei più sanguinosi.

È difficile per un documentario vincere il Leone d’oro, bissando la vittoria di Sacro GRA nel 2013, ma non è da escludere che questo possa essere un buon candidato per il Leone d’argento, Gran Premio della Giuria, anche per la calorosa accoglienza che ha ricevuto.

 

Venezia 79

 

Discorso diverso vale per Un couple di Frederick Wiseman, che non ha convinto molti, se non forse a schiacciare qualche pisolino. Il regista è un famoso documentarista, che in passato ha indagato diversi aspetti delle istituzioni americane, mentre in questo caso si è impegnato per la prima volta in un lavoro di finzione insolito, in cui ripercorre il rapporto tra i coniugi Tolstoj attraverso le lettere della moglie. Si tratta di un lungo monologo recitato in un meraviglioso giardino da Nathalie Boutefeu, nei panni della signora Tolstoj. Per quanto sia un progetto senza precedenti, che integra alcuni aspetti di una rappresentazione più tradizionalmente teatrale ad altri topici del grande schermo, questo insolito esercizio di stile non riesce a catturare del tutto lo spettatore.

Invece The banshees of Inisherin di Martin McDonagh (Tre manifesti a Ebbing, Missouri 2017) con protagonisti Colin Farrel e Brendan Gleeson è stata tutt’altra sorpresa: un film in costume ambientato nell’Irlanda della guerra civile del 1923, ribalta le aspettative con uno spirito dell’assurdo spiazzante. Farrel, Brendan e il giovane Barry Keoghan interpretano dei personaggi che si relazionano in un equilibrio perfetto tra tensione e comicità.

 

Venezia 79

 

Non tutti i film che si contendono il Leone d’oro sono così fuori dagli schemi o sperimentali. Anche nel caso di pellicole più tradizionali ci sono comunque degli esempi degni di nota, come I figli degli altri di Rebecca Zlotowklski. Il film indaga un personaggio che solitamente è solo una comparsa nelle storie degli altri: la nuova compagna di un padre neodivorziato. Rachel, la protagonista, inizia a conoscere la piccola Leila, figlia di altri, e con il passare dei mesi inizia ad amarla come fosse sua, cosa che, però, non è. Pur essendo un film francese dalla struttura molto classica, questa pellicola ha trovato il suo sguardo, raccontando la maternità da un punto di vista inedito: gli occhi delle donne che non la vivono.

Aspettiamo di vedere gli ultimi film in competizione prima di fare pronostici, nel frattempo l’8 settembre arriva alla Mostra il nostro cortometraggio In quanto a noi – una produzione Nie Wiem (Valerio Cuccaroni), Simone Massi, Francesco Appoggetti – di cui vi parleremo presto.